Se Berlusconi è un dinosauro della politica, dopo la sua permanenza sulla ribalta per poco più di 18 anni, cosa dire dello stesso Bersani, che ci sta da 30 anni? E cosa dire di Casini o Fini che hanno superato, anche loro, i 30 anni?
Ha perfettamente ragione Matteo Renzi, quando in modo lapidario afferma: La vecchia classe politica ha fallito e deve andare a casa senza distinzione di partiti. Ma questa tesi non è prevalsa nelle primarie del Centrosinistra, pur conseguendo un ottimo successo, con il 40% di suffragi. La verità è che tali dinosauri non hanno nessuna voglia di togliersi davanti.
Nel procedere su una strada che voglia conseguire risultati, vi è una regoletta semplice semplice: se l’obiettivo non si raggiunge vuol dire che comportamenti e metodi sono sbagliati. Non cambiandoli non può cambiare il risultato.
Fuor di metafora, come si può pensare che dei Matusalemme come Casini o come Fini, o come Bersani o come Berlusconi, possano cambiare modo di operare, per fare imboccare al nostro Paese la strada della crescita? Chi lo pensasse si illude e alimenta il Movimento a Cinque Stelle.
Mario Monti ha dimostrato ancora una volta di essere una persona seria. Quando ha sentito Alfano comunicare alla Camera che l’esperienza del suo governo era chiusa, ha annunciato al Presidente Napolitano le sue dimissioni che presenterà dopo l’approvazione della Legge di Stabilità 2013.
In questo quadro, non auspichiamo che egli decida di competere contro Berlusconi e Bersani, perché sarebbe un peccato che dalle elezioni gli venisse una bocciatura da parte di quell’elettorato che non capisce quello che lui ha fatto sino ad oggi, ma che ragiona solo con la pancia dei bisogni, comportamento umanamente comprensibile.
Monti lasci che i dinosauri si scannino a vicenda e che la protesta di chi non vota o di chi vota scheda bianca e nulla o di chi vota Grillo e i grilletti salga, con il risultato che il nuovo Parlamento sarà ingestibile, non già alla Camera, ove è probabile che Bersani conquisti i 340 seggi, quanto al Senato, dove il rebus delle maggioranze regionali è una forte incognita.
La XVI legislatura si conclude male ed i mercati con lo spread l’hanno subito sottolineato. Tuttavia, bisogna essere ottimisti.