Di fronte a questo scempio si è alzata una flebile voce della Chiesa di Roma, uno Stato straniero nel nostro territorio. Non c’è stato un richiamo ai valori da parte della classe dirigente italiana, silenzio da parte dei Club Service, che hanno come scopo primario la partecipazione attiva al buon andamento delle Istituzioni. Essi dovrebbero avere come loro attività primaria il richiamo ai principi etici e ai valori morali immortali.
Si può affermare, dunque, che la classe dirigente è complice, attiva o passiva, di questa corruzione. Una rondine non fa primavera, poche voci che si levano contro questo stato di cose non costituiscono massa critica, per lottare la corruzione a fondo, come si dovrebbe fare tutti i giorni.
Un’azione primaria per moralizzare la Cosa Pubblica sarebbe compito di giornali e televisioni, ma la loro azione normalmente è blanda, se non assente. Non si ascoltano con adeguato approfondimento le grida di dolore che provengono da ogni parte dal territorio. Non si ascoltano e non si approfondiscono le giuste proteste (isolando quelle stupide e inutili) contro chi non fa il proprio dovere, ma continua a percepire regolarmente stipendi, indennità, emolumenti ed altri ammennicoli che li arricchiscono indebitamente.
La crisi ha colpito, invece i micro imprenditori, le piccole e medie imprese, gli artigiani, i professionisti e tutti coloro che non sono stipendiati. Chi ha un lavoro autonomo può giustamente reclamare per la cattiva gestione dei responsabili delle Istituzioni, i quali, anche loro privilegiati, hanno continuato a percepire quel coacervo di indennità senza perdere un euro. Altro che crisi!
Il catastrofismo deprime gli italiani che invece hanno bisogno di inieizioni di fiducia. I consumi sono leggermente diminuiti, ma ci sono, il risparmio del Paese è costante, anche se le imposte gravosissime, che ci ha caricato il Governo Monti, l’hanno un poco intaccato. Quello che manca è la fiducia; la fiducia nel futuro, la fiducia nelle nostre capacità, come Paese, di riprenderci e di ricominciare lentamente la risalita verso lo sviluppo.
Per fare questo ci vogliono statisti che pensino al dopodomani e non all’oggi. Dove sono? Battano un colpo!