CATANIA – Quando nel 1994 la famiglia Costanzo ha acquistato la Sipa, un’azienda specializzata nella produzione e stesa di conglomerato bituminoso, non pensava che diciotto anni dopo la Cogip sarebbe diventata una società per azioni che da Tremestieri etneo, dove tutt’ora ha sede, sarebbe arrivata fino a Tunisi, Bucarest e in Lagos, tanto per citare alcune delle sedi dove la Cogip è presente. Il core business del gruppo è sicuramente quello delle infrastrutture e del general contracting ma negli ultimi anni la società sta operando anche nel settore delle energie rinnovabili e del real estate. Nel 2012 il gruppo Cogip conta circa 1.000 dipendenti tra sede e cantieri, 18 dirigenti e un fatturato consolidato di 430 milioni di euro. Il loro portfolio vanta committenti che vanno da Anas, Italferr, R.F.I, Autostrade per l’Italia, Società Aeroporto di Catania, Regioni, Comuni, Province, autorità portuali e diversi governi stranieri come il Laos.
Dott. Costanzo, qual è l’ultimo grande progetto al quale la Cogip sta partecipando?
“Quello di cui vado più orgoglioso è sicuramente il cantiere della Asr20, ovvero un tratto della tanto vituperata Salerno-Reggio Calabria. E’ una commessa dell’Anas molto importante, anche al di là del valore economico. Il presidente dell’Anas, Ciucci, il ministro Passera ma anche i sindacati di categoria l’hanno più volte visitato ed è stato definito “un cantiere modello” per la rapidità e la qualità del lavoro, ma anche per le tecnologie impiegate e per la riduzione dell’impatto ambientale. Un altro progetto è quello di Calata Bettolo, a Genova, che rappresenta il più significativo investimento del sistema portuale italiano negli ultimi anni”.
Oggi la Sicilia ha bisogno di grandi infrastrutture, cosa ne pensa dei fondi UE non spesi?
“E’uno dei principali problemi dell’Isola. Qualcuno continua a dire che potremmo essere la California d’Europa, ma secondo me la Sicilia può aspirare a diventare una terra unica, senza alcun termine di paragone. In Italia questo è il quarto anno consecutivo di calo di investimenti di risorse pubbliche in infrastrutture, con un -11% rispetto al 2011 che già era stato di forte contrazione. Dal 2007 a oggi, secondo una stima di Ance e Cresme, si è perso un quinto della spesa pubblica in grandi opere. Io penso che non riuscire a utilizzare al meglio i fondi Ue sia forse la più grave colpa della classe politica siciliana”.
Sul fronte delle energie rinnovabili, anche qui la Sicilia può fare di più sfruttando le sue risorse naturali senza deturpare il paesaggio. Proprio le energie rinnovabili è uno dei vostri ultimi settori di investimento.
“Attraverso la divisione Energie rinnovabili, il gruppo Cogip è oggi fra i i player più dinamici sul mercato delle energie rinnovabili. Inizialmente abbiamo investito sulla realizzazione e gestione di impianti fotovoltaici, con un piano di crescita che ha superato i 50 MW in poco meno di un anno. Adesso, CogiPower si sta indirizzando verso una diversificazione dei settori, come fotovoltaico a concentrazione, biomasse, idroelettrico, e verso una internazionalizzazione dei mercati. Cogippower fa parte delle 5 grandi imprese italiane scelte dal GSE, sotto l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica, per il “Progetto GSE, Energie per il Sociale”, che comprende la realizzazione di impianti di energia pulita presso siti ad alto valore sociale”.
Quali sono le difficoltà che riscontrate lavorando con le pubbliche amministrazioni? Ci sono ritardi nei pagamenti? Troppa burocrazia?
“Ci sono entrambe le cose e sono dei fattori molto penalizzanti per chi fa impresa. Noi abbiamo a che fare con pubbliche amministrazioni a tutti i livelli e quindi possiamo constatare che il problema è piuttosto diffuso. Negli ultimi mesi il governo Monti ha dato qualche segnale di discontinuità, aspettiamo altri passi avanti”.
Nella nostra azienda grande attenzione alla valorizzazione di giovani e donne
Investite in ricerca e sviluppo? Ci sono ricercatori o tirocinanti al vostro servizio?
“Uno dei profili più importanti di innovazione all’interno dell’azienda è la valorizzazione di giovani e donne. Con una media di 41 anni e il 25% con meno di 33 anni Cogip fa dell’investimento sui giovani uno dei punti di forza della propria strategia. Le caratteristiche che chiedo a chi vuol lavorare con noi sono essenzialmente tre: preparazione, spirito di sacrificio e capacità di fare gioco di squadra”.
Poche sono ancora le donne dirigenti nei grandi gruppi privati. Cosa ne pensa?
“Questo è vero, ma non da noi. Nonostante il settore delle grandi opere e delle costruzioni in generale non sia particolarmente friendly per le donne, Cogip ha puntato Le donne rappresentano il 25% del totale degli impiegati, molte delle quali con ruoli di primo piano nell’organigramma aziendale. E’ donna anche il presidente della Holding, la professoressa Elita Schillaci. E non è un valore formale: anche la loro importanza nel processo di crescita dell’azienda è più che tangibile. Non a caso, nella recente premiazione “Hard worker 2012”, i premi a dipendenti che si sono distinti nello scorso anno, ben cinque riconoscimenti su sei sono andate a donne”.