Tra i casi recenti, quell’ottantina di dipendenti dell’Iacp di Messina che incaricavano uno di loro di timbrare il cartellino e poi se ne andavano a svolgere il proprio lavoro in nero, chi in una bottega, chi a fare lavoro di artigiano, chi a fare il giardiniere e altre attività consimili.
Tre milioni e trecentomila italiani lavorano nelle diverse pubbliche amministrazioni. Se il loro numero fosse ridotto di un terzo e i restanti due terzi lavorassero con efficienza e continuità, nessuno si accorgerebbe del diminuito numero. Per realizzare tale riduzione occorrerebbe però che dentro la macchina pubblica fossero inserite forti dosi di merito e responsabilità.
Siccome il pesce puzza dalla testa, è necessario che il ceto politico cominci ad autoinserirsi forti dosi di merito e responsabilità.
Diversamente il discredito li sommergerà, col risultato di far emergere mediocri personaggi come Grillo, che non ha nessuna capacità di agire come soggetto politico. Infatti, la sua azione è solo una misera elencazione di cose che non funzionano, con ciò soddisfacendo una protesta generalizzata, alcune volte giusta, altre volte totalmente destituita di fondamento.
Si scriveva prima che i pubblici dipendenti (alcuni) e i cassintegrati (alcuni) rubano il lavoro, perché hanno molto tempo a disposizione. La soluzione del problema consiste nei controlli, ma soprattutto nel riattivarsi della macchina economica della nostra Comunità nazionale. Per fare questo sono necessarie risorse finanziarie e capacità organizzative. Bisogna creare nuovo lavoro, assorbito da chi non ne ha, in modo che esso sia ufficiale e alla luce del sole.
Per creare nuovo lavoro bisogna aprire i cantieri e attrarre investimenti, sviluppando anche quell’asse formidabile che è il turismo e l’utilizzazione dei beni archeologici e paesaggistici che oggi è ridotto al lumicino.
Il lavoro dev’essere al primo punto dell’agenda del prossimo Governo, ma non come diritto e neanche come posto di lavoro. Va realizzato in conseguenza della rimessa in moto di tutta la macchina produttiva di beni e servizi, in tutto il Paese.
Ecco perché lo Stato deve dare l’indirizzo e Regioni e Comuni realizzarlo, funzionando bene, in modo da utilizzare tutte le provvidenze europee, nazionali e locali. Si torna, quindi, alla responsabilità del ceto politico che deve guidare il Paese. Senza della quale c’è il caos.