PALERMO – Quella della Gesip diventa, da patata bollente, una patata rovente. La Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo ha infatti statuito che l’azienda non può fallire né essere sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria. Per i giudici si tratta infatti di un “organismo di diritto pubblico” e per questo l’istanza di fallimento è stata rigettata. Lo ha comunicato Giovanni La Bianca, il liquidatore della società partecipata di cui il Comune di Palermo è socio unico. La Bianca aveva depositato l’istanza fortemente voluta dal Comune per far fronte alla crisi della società, determinata, come si legge nel provvedimento giudiziale “essenzialmente dal mancato adeguamento da parte del Comune di Palermo delle tariffe corrisposte, a fronte dei servizi effettivamente erogati, con conseguente fisiologico squilibrio della gestione caratteristica”.
FUTURO INCERTO – Il pronunciamento, che potrebbe essere impugnato dall’amministrazione comunale con un ricorso che innescherebbe un nuovo grado di giudizio, ha destato non poca preoccupazione a Palazzo delle Aquile. Resta infatti da capire quale potrà essere, adesso, il futuro per i 1.805 dipendenti della società che fino al 31 dicembre scorso hanno goduto di Cassa integrazione in deroga per quattro mesi ma che dal 1° gennaio di quest’anno sono “in astensione forzata dal lavoro e dalla retribuzione”, come già comunicato dalla società.
ANALISI LEGALE – Dal canto suo, l’amministrazione comunale, si legge in una nota, “ha immediatamente incaricato l’Avvocatura comunale di esaminare la situazione determinatasi e ciò al fine di esperire ogni azione a tutela dell’amministrazione e a garanzia dei diritti dei lavoratori, per accertare e far valere in ogni sede competente eventuali responsabilità con riferimento alla gestione della società”, mentre il sindaco Leoluca Orlando ritiene che “la decisione assunta dal Tribunale conferma, rigettando la richiesta di amministrazione straordinaria, quanto stabilito dal governo nazionale e dall’amministrazione comunale e cioè che Gesip deve cessare entro il 31 dicembre 2012. A tutela del reddito dei lavoratori, resta la domanda di cassa integrazione già depositata nei giorni scorsi per il primo quadrimestre del 2013”.
RICAPITALIZZAZIONE – Però al momento l’unica via possibile sembra quella della ricapitalizzazione della società, che sarebbe così finanziariamente “salvata” dal Comune: ma è una strada difficilissima da percorrere a causa delle note difficoltà economiche dell’ente, che non potrebbe permettersi di sborsare 60 milioni di euro, tanti ne servirebbero per questa operazione, secondo il presidente del Collegio sindacale della Gesip, Toti Cottone, che spiega come “per il Comune questa somma diventerebbe un debito fuori bilancio, e quindi una grana non di poco conto. Dalle motivazioni del tribunale che ha rigettato l’istanza di fallimento e di amministrazione – aggiunge Cottone – emerge anche che le perdite della Gesip sarebbero da addebitare al fatto che il Comune da più di quattro anni non ha adeguato il contratto di servizio nonostante i liquidatori che si sono succeduti e il collegio sindacale abbiano più volte sollecitato l’ente a farlo".
PROSSIME TAPPE – E di ricapitalizzazione e ripianamento delle perdite si parlerà alla prossima assemblea dei soci Gesip già convocata per il 30 e 31 gennaio, mentre martedi 15 è prevista nuova riunione del tavolo tecnico con i sindacati per concordare il piano dei servizi e di riutilizzo del personale che dovrà essere collegato alla società consortile che il Comune aveva in programma di creare.