CATANIA – Alla falde dell’Etna sta passando un treno, velocissimo, innovativo, che potrebbe cambiare e non poco le sorti di una città spesso e volentieri in fondo alle classifiche nazionali sulla qualità della vita o vattelappesca. Perfino il Sole 24 ore se ne sta accorgendo, tanto che l’altro giorno titolava, senza mezzi termini, “A Catania è boom di startup”.
Un exploit che non soltanto sta invogliando tantissimi giovani a gettarsi nella mischia, ma che di fatto rende Catania polo d’attrazione per tutta Italia. Ne sa qualcosa Luigi Giglio, giovanissimo start upper di 25 anni, che da Torino ha dovuto passare lo Stretto per ricevere un importante finanziamento: 1 milione e mezzo di euro stanziati dal Fondo Ingenium della Provincia. “Sud, andata e ritorno”: potrebbe essere questo il titolo dell’esperienza di Luigi, partito dall’Africa verso il Nord Italia ma risceso nuovamente verso la Sicilia. Padre di Ivrea e madre del Burkina Faso, nel continente nero ha frequentato le scuole dell’obbligo apprendendo le prime nozioni informatiche in lingua francese. Poi l’Università in Italia, dove ha conosciuto Daniele Belleri (27 anni, anche lui di Ivrea, ma con origini palermitane), altro “smanettone dei computer” (così si definisce Luigi) e dove ha preso forma un’idea che ben presto si è trasformata in Appsbuilder. In pratica, AppsBuilder.com è una piattaforma online, che consente a chiunque, con pochi click guidati, di creare self service la propria App e di pubblicarla sui vari marketplace (iPhone/iPod e iPad, smartphone e tablet Android, dispositivi Windows Phone) o di generare istantaneamente una versione mobile di qualsiasi sito web. Con una gradevole “erre moscia” di ordinanza, avendo studiato nella lingua d’oltralpe, ci ha raccontato come ce l’ha fatta.
Ma come ti è venuto in mente di creare Appsbuilder?
“Decisivo è stato l’incontro con Daniele Belleri durante gli anni dell’Università. Lui aveva già lo spirito imprenditoriale: aveva fondato una web agency e mi contattava per dei lavoretti. L’idea di Appsbuilder ci è venuta dopo un lavoro che avevamo fatto insieme: abbiamo realizzato la versione mobile del noto blog d’informatica Hardware Upgrade. Finita quell’esperienza ci siamo chiesti come mai Hardware upgrade che è un blog italiano sulla tecnologia non sapeva farsi un app. Ci siamo un po’ guardati in giro e abbiamo visto che cominciavano a nascere queste soluzioni di progettare un sistema self service che consentisse alla gente di fare applicazioni in modo abbastanza semplice e veloce ed entrare nel mercato delle App”.
Avete dunque semplicemente dato una soluzione a un problema di mercato. Come descriveresti Appsbuilder?
“Appsbuilder è un portale che permette anche a chi non ha particolari competenze tecniche di realizzare un app. Il sistema sostanzialmente permette di generare, tramite una pagina web dove ciascuno può settare i parametri che vuole, un’applicazione per le varie piattaforme. In unico passaggio si ritrova ad avere un App per Apple, Android e Windows senza dover fare altro”.
Scusa il gioco di parole, ma a che cosa serve l’App di Appsbuilder?
“L’applicazione non è per creare ‘App’, ma serve per avere la possibilità di vedere in anteprima come verrebbe l’interfaccia sullo smartphone. È una preview per vedere subito cosa gli altri utenti vedranno sul loro dispositivo mobile”.
Quali sono i costi per usufruire del servizio?
“Quando è nata abbiamo provato a fare un modello free, successivamente siamo passati a un pacchetto a pagamento necessario per continuare a sostenere e migliorare l’applicazione. Abbiamo due tipologie di offerta: una da 19 euro al mese e un’altra da 49 euro al mese. La differenza è che la seconda ti permette di cancellare tutti i nostri marchi. Sono due i nostri canali di vendita: gli utenti diretti e i clienti business”.
Che giro d’affari avete?
“Attualmente abbiamo 50.000 utenti registrati sul sito Apps-builder.com e abbiamo 5.000-6.000 app pubblicate”.
Avete ottenuto un importante finanziamento a Catania. Come si siete riusciti?
“Quello che ha convinto gli investitori sono stati certamente i nostri numeri. Dopo che li abbiamo incontrati, ci siamo subito messi a stilare un business plan. Abbiamo avuto interessi da parte di diversi soggetti, ma il fondo Ingenium è stato il più deciso nel concederci fiducia”.
Adesso avete una sede a Catania?
“Sì, a Catania abbiamo la sede legale e operativa, mentre l’altra sede milanese è quella commerciale. Abbiamo intenzione di investire qui sul territorio e abbiamo già assunto 4 persone a Catania e nelle prossime settimane continueremo ad assumere. Organizzeremo alcune giornate presso l’Università di Catania per raccogliere un po’ di curriculum”.
Che successo avete avuto fuori dall’Italia?
“Al momento siamo a un 70-75% di mercato internazionale. Abbiamo clienti negli Stati Uniti, ma puntiamo soprattutto sui mercati emergenti, come quello sudamericano, asiatico, ma anche il Nord Africa. Si tratta di mercati dove ancora la concorrenza non ha preso piede e dunque c’è più margine per attecchire”.
Qual è la caratteristica che vi differenzia rispetto ai vostri competitors. Qual è il motivo che può indurre l’utente a scegliere Appsbuilder piuttosto che un’applicazione analoga?
“Anzitutto tra le principali aziende del settore, siamo una delle poche multipiattaforma, cioè siamo quelli che permettono di generare un’applicazione che sia fruibile per il maggior numero di dispositivi. Cerchiamo di rimanere il più aggiornati possibile. Altra cosa fondamentale è la flessibilità e i costi che sicuramente sono più contenuti rispetto alle altre aziende”.
Siete riusciti a rientrare negli investimenti?
“A noi l’investimento serve soprattutto per accelerare lo sviluppo. Prima ancora di ogni interesse, riuscivamo a tenerci in attivo solo con le nostre entrate. Oggi siamo in grado di andare avanti con una struttura composta da 13 dipendenti”.
Sul Sole 24 ore si parla di Boom delle startup a Catania. Tu come hai trovato Catania dal punto di vista dell’ecosistema sulle startup?
“Sono a Catania da un mese. Sono stato all’Expobit e ad Orienta Giovani: ho potuto subito notare che c’è tanto movimento, anche alla zona industriale si sta creando un complesso esclusivamente dedicato alle startup. In questo modo si può dare un bel messaggio ai giovani: se non trovi lavoro, hai la possibilità di creartelo da te”.
Hai intenzione di investire in Burkina faso?
“Potrebbe essere un’idea, così da creare movimento anche in Africa. Chissà, magari potremmo creare lì un incubatore”.