Le dieci soluzioni ai problemi nazionali

Nel corso di questa campagna elettorale, un fiume di parole più o meno sensate sono scaricate sui cittadini attraverso radio, televisioni e quotidiani. L’impressione generale è che i candidati, da destra a sinistra, rifuggano dal proporre soluzioni concrete rispetto ai pesanti macigni che gravano sull’Italia, anche se spesso si avventurano in proposte che sanno di non potere successivamente mantenere.
L’Italia degli 8.089 Comuni e delle numerosissime caste e corporazioni ha difficoltà a essere inquadrata in un progetto di sviluppo che può essere realizzato solo se si tagliano i privilegi e gli interessi particolari che hanno dominato il Paese, almeno in questi ultimi trent’anni.
Gli elettori hanno manifestato il loro disgusto per il comportamento di un ceto politico proiettato a risolvere i propri interessi piuttosto che quelli generali. Disgusto che aumenta di giorno in giorno e che viene rilevato dai sondaggi sulle intenzioni di voto.

Per quello che valgono, tali sondaggi danno due dati estremamente preoccupanti: il primo che al movimento del Comico genovese viene attribuita una percentuale di consensi fra il 13 e il 15%; il secondo relativo a una massa di indecisi o di probabili astenuti che arriva al 40%. Nel complesso, sembra che oltre metà degli elettori non voterà per i partiti che stanno conducendo la campagna elettorale, anche se è probabile che negli ultimi giorni molti di essi saranno indotti a prendere una decisione.
Avremmo voluto sentire proposte credibili per i dieci macigni che vi elenchiamo, in uno al titolo delle possibili soluzioni. Ma così non è stato.
1. Il debito pubblico di oltre 2 mila miliardi costa intorno a 80 miliardi l’anno. Si deve abbattere, secondo il Fiscal compact, di 50 miliardi l’anno nei prossimi venti anni. Come fare? Vendere il patrimonio immobiliare e le partecipazioni e tagliare la spesa pubblica per aumentare l’avanzo primario.
2. Criminalità organizzata (che costa 140 miliardi): la lotta va intensificata all’interno della Pubblica amministrazione nazionale, regionale e comunale che la alimenta, isolando le cinghie di trasmissione portate dai professionisti in guanti bianchi che col viso pulito la rappresentano.

 
3. Pubblica amministrazione inefficiente, che costa 40 miliardi, e corruzione, che costa 100 miliardi. Occorre imporre la formulazione del Piano aziendale per ogni branca dell’amministrazione, inserendo i valori di merito e responsabilità per cui nei vertici vadano gli onesti e capaci. In tal modo, si combatte la corruzione. Per realizzare i due obiettivi è necessario creare l’Aiaa (Autorità indipendente antimafia e anticorruzione).
4. Lentezza della giustizia. Occorre informatizzare il sistema lavorando esclusivamente con i fascicoli elettronici, riorganizzando l’amministrazione e istituendo il cronoprogramma di ogni processo.
5. Energia, che costa un terzo in più rispetto ai partner europei. La soluzione sta nell’utilizzare le innumerevoli fonti rinnovabili mediante progetti, a livello regionale e comunale, inseriti in una legislazione quadro nazionale.

6. Credito costoso e scarso. Le banche devono essere indotte a fare il loro mestiere, che è quello di impiegare la raccolta dei risparmi.
7. Carenza infrastrutturale e logistica. Occorre che il tasso di infrastrutture fra Sud e Nord sia pareggiato e con esso tutti gli impianti di logistica che consentano un rapido spostamento di mezzi e persone.
8. Evasione fiscale di 140 miliardi. Oltre all’azione di Agenzia delle Entrate e GdF, anche mediante Serpico, è necessario che le dichiarazioni dei redditi dei cittadini vengano pubblicate on-line (Dpr 600/1973) e che i Comuni costituiscano i Nuclei tributari locali (Ntl) per scovare i propri cittadini evasori (legge 148/2011)
9. Disfunzione di Stato, Regione e Comuni. Responsabilizzare i dirigenti, premiandoli o sanzionandoli, anche personalmente, in base ai Piani aziendali descritti al punto 3.
10. Il Mezzogiorno arretrato. è indispensabile fare investimenti con il Credito d’imposta per supportare le aziende e spendere tutti i fondi europei, cofinanziati dalle Regioni, per aprire cantieri ovunque, soprattutto per la sistemazione idrogeologica del territorio e la ristrutturazione antisismica degli immobili.