BRUXELLES (Belgio) – Fondi europei per aiutare il giornalismo d’inchiesta? Se ne continua a parlare, ma ancora c’è poco di concreto. Giovedì la commissione Libertà civili del Parlamento europeo ha votato e approvato la relazione di Renate Weber sulla Carta dell’UE con le norme comuni per la libertà dei mezzi d’informazione. In un inciso nell’emendamento 129 firmato dalla deputata ungherese democratica Kinga Göncz, si parlava di “sostenere e incoraggiare il giornalismo d’inchiesta, anche mediante fondi europei”, ma l’emendamento è caduto e quindi è scomparso dal testo finale.
La strada dei fondi europei per sostenere il giornalismo però è già stata intrapresa dalla Commissione europea. La notizia era uscita più o meno un mese fa. A gennaio, Andrea Camporese, presidente dell’Istituto nazionale di previdenza per i giornalisti (Inpgi), aveva anticipato che con l’approvazione da parte della Commissione europea del piano d’azione imprenditorialità 2020 “ci saranno bandi europei diretti anche ai giornalisti ai quali si potrà accedere attraverso domande di finanziamento, soprattutto sui temi dello sviluppo e dell’innovazione". Per avere dei bandi, a quanto pare, è ancora presto, ma se ne sta già parlando ed è un passo avanti.
Intanto, la risoluzione non legislativa portata avanti dalla commissione Libertà civili rappresenta un passo avanti per la libertà d’informazione. Spinge infatti la Commissione europea a legiferare su un supporto al giornalismo d’inchiesta, proteggendo l’indipendenza dei media dalle pressioni politiche ed economiche. Mentre da un lato si chiede di monitorare le leggi emanate dalle singole nazioni sulla libertà dei media (non solo quelli tradizionali, ma anche i social media), dall’altro gli eurodeputati puntano quindi alla tutela dei giornalisti e del loro ruolo di “cani da guardia” della democrazia. Ed è per questo che la risoluzione chiede anche che ai vertici dei mezzi d’informazione vengano designate delle personalità valide per merito ed esperienza, non per collegamenti con la politica. Infine, si chiede anche di condurre uno studio europeo sugli effetti della crisi sul giornalismo e sulle conseguenze che la precarietà ha portato sulla libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione.