Ponte sullo Stretto abortito, restano le penali

PALERMO – Tra appelli dell’ultim’ora e festeggiamenti del “popolo del no” si è chiusa a mezzanotte la triste storia del Ponte sul Stretto, ultima speranza infrastrutturale per collegare la Sicilia ai ricchi mercati del nord. è infatti scaduto, secondo quanto previsto dal decreto legge approvato dal Cdm il 2 novembre scorso, il limite ultimo previsto per la firma tra la società  Stretto di Messina SpA (concessionaria pubblica) e il General Contractor Eurolink (capeggiato da Impregilo).
La fine dei giochi, tra denaro già stanziato ed eventuali penali da pagare al generale contractor, arriverà a costare fino a un miliardo di euro, cioè un ottavo della somma complessiva necessaria per la costruzione del Ponte.
Nei giorni scorsi, a fronte di una richiesta di proroga della scadenza, era stato Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, a ricordare che non ci sarebbero state le condizioni per emanare la proroga del termine per la stipula dell’atto aggiuntivo contrattuale così come richiesto da Eurolink. Il decreto varato a novembre dal governo Monti concedeva altri due anni per il reperimento dei finanziamenti per la realizzazione dell’infrastruttura, ma previa stipula di un atto aggiuntivo con cui Eurolink rinunciava, entro il primo marzo, “termine perentorio”, alle penali previste dagli accordi per una somma compresa tra 300 e 500 milioni di euro.
Il capitolo penali, dunque, resta al centro del dilemma. Il contraente generale tre mesi fa ha receduto dal contratto e, successivamente, ha proposto l’impugnazione dinanzi al Tar del Lazio contro l’opposizione al recesso presentata dalla Stretto di Messina S.p.a.. Il prossimo passo sarà il ricorso al Tribunale per ottenere il pagamento delle penali, che ovviamente sarebbero decadute in caso dell’atto aggiuntivo. Il diniego del governo a concedere la proroga, e quindi la speranza di trovare un accordo tra concessionaria pubblica e general contractor per evitare le penali previste, ha di fatto “agevolato” la posizione di Eurolink, che così potrà godere delle sanzioni per la cessazione del contratto con evidente somma soddisfazione degli ambientalisti (Wwf, Legambiente, Man, Italia Nostra, Fai), che nei giorni scorsi avevano scritto al governo chiedendo la chiusura dell’affare perché una proroga  sarebbe suonata come “un’intollerabile e ulteriore forzatura”.
Oggi muore il Ponte, probabilmente la più grande bufala elettorale costruita sulle spalle dei siciliani, che prosegue dagli anni Sessanta del secolo scorso, sebbene abbia avuto un’accelerazione negli ultimi dieci anni, dopo l’approvazione del progetto preliminare da parte del Cipe nell’agosto 2003.
Gongola Legambiente. “Messa in soffitta l’insana idea del Ponte sullo Stretto – ha spiegato Giuseppe Toscano, direttore di Legambiente Calabria – occorre adesso rilanciare il trasporto pubblico locale. Mesta e rabbiosa la posizione di chi la proposta del Ponte l’ha cavalcata in ogni campagna elettorale, senza mai portarla fino in fondo. Il classico pianto del coccodrillo.
“Lo stop alla realizzazione del Ponte sullo Stretto – ha dichiarato Vincenzo Gibiino (Pdl) – è cosa indegna, una vergogna agli occhi del mondo intero alla quale il management della Stretto di Messina, le istituzioni, la politica, non hanno saputo porre rimedio. Un reset obbligato, il Ponte rimane sulla carta e la Sicilia isolata, le prospettive di sviluppo economico del Mezzogiorno gravemente compromesse”.