Regione: tagliare i 21 mila dipendenti

PALERMO – Ha suscitato meraviglia l’intervista pubblicata ieri dalla stampa nazionale dove il presidente della Regione Siciliana Lombardo ha dichiarato: “Non si può più andare avanti così. Serve una rivoluzione che riporti la Sicilia alla normalità. C’è un eccesso di personale in tutti i campi”. Sono stati presi di mira i 21 mila dipendenti della Regione annunciando una riforma che dovrebbe portare allo snellimento della macchina burocratica siciliana.

Questo dopo che qualche giorno fa l’assessore alla Presidenza, Gaetano Armao, ha annunciato, in sede di approvazione in Giunta del nuovo Dpef , una necessaria riforma della burocrazia considerato che “è purtroppo un dato consolidato che la produttività media  – ha detto Armao – dei dipendenti pubblici e l’efficienza media delle organizzazioni pubbliche siano insufficienti rispetto alle altre aree geografiche in diretta competizione sul piano dell’attrazione degli investimenti (Spagna, Portogallo) e, più in generale, rispetto agli indici di operatività dell’impresa e delle professioni”.

 “Questa situazione – ha osservato Raffaele Lombardo – è figlia di almeno trent’anni di favori, di clientele. Abbiamo assunto gli amici e costretto i non amici e cercare lavoro lontano. Adesso basta”.

Per ridurre il personale l’assessore alla presidenza ha proposto “forme di incentivazione ed accompagnamento all’esodo e/o di mobilità che consentano di valorizzare al meglio le professionalità maturate in seno all’amministrazione regionale, conseguendo quel ricambio generazionale, che può garantire l’acquisizione di nuove professionalità e l’ingresso di giovani nell’amministrazione regionale”.

Riferendosi al sistema clientelare che ha favorito le assunzioni, Lombardo ha dichiarato nell’intervista alla stampa nazionale: : “Preferisco correre il rischio di perdere consenso che continuare a fare danno a questa terra. Io credo che i siciliani siano maturi, il processo è avviato”.

Al Governatore non interessa se dovrà pestare i piedi a qualcuno a seguito di una riforma di questo tipo: “Sto incontrando molte resistenze, non so se riuscirò o se mi ‘faranno fuori’. Ma che questo governo duri sei mesi, un anno, tre anni e mezzo andrò avanti”.