Il Paese deve diventare competitivo. Senza la capacità di reggere la concorrenza internazionale siamo perduti. Le imprese esportatrici hanno questa capacità e infatti il loro fatturato, pur in tempo di crisi, è aumentato.
Ora occorre aumentare la competitività interna per reggere l’urto di tutti i gruppi che operano sul nostro territorio. Ma non basta. è proprio la macchina pubblica che deve facilitare il rilascio (o la negazione) di provvedimenti autorizzativi o concessori in tempo reale, inserendo tutti i procedimenti in percorsi digitali, in modo che essi siano tracciati e definiti dai cronoprogrammi.
Altra riforma essenziale, peraltro già introdotta dalla legge anticorruzione, è quella sulla trasparenza. I dirigenti che non rispondono ai giornali e ai cittadini, fornendo tutte le informazioni richieste, devono decadere dal loro incarico ed essere cacciati a pedate.
Nessuno, ma proprio nessuno di essi, si deve illudere di poter ancora pescare nel torbido nascondendo atti e comportamenti clientelari, se non di vera e propria corruzione.
Una terza riforma riguarda la riduzione della spesa pubblica per girare le risorse agli investimenti.
Vi sono poi le riforme istituzionali: taglio dei parlamentari, dimezzamento delle loro indennità, taglio dei compensi dei dirigenti, tetto insuperabile di due mandati per qualunque livello istituzionale, modifica dell’articolo 67 della Costituzione, in modo da impedire la perniciosa azione dei voltagabbana, e via elencando.
è inutile pensare di fare tante cose, salvo la fondamentale riforma della legge elettorale, sul modello francese a due turni, in modo che alla fine delle elezioni si sappia chi ha vinto e non si ricrei la posizione di stallo in cui ci ritroviamo.
Chi può essere chiamato a eseguire in tempi brevi le riforme sopra indicate? Certamente non un politico di professione, ma un uomo di alto livello morale e professionale che porti i provvedimenti in Parlamento, lasciando alla responsabilità dei quattro poli oggi esistenti, di approvarli o meno.
Chi non le approvasse sarebbe additato all’opinione pubblica come irresponsabile e alle prossime elezioni riceverebbe l’ira aumentata dei cittadini.
A ognuno il suo, scriveva Leonardo Sciascia. La resa dei conti è arrivata.