Ato rifiuti, riordino e ripianamento

PALERMO – Si è giunti alla primavera 2009, senza che la Sicilia, nonostante i continui annunci, si sia ancora dotata di una nuova legge di riordino delle Ato ambiente. E senza quei termovalorizzatori, il cui iter di realizzazione è bloccato da 20 mesi.
Le responsabilità che hanno determinato questi ennesimi ritardi sono tre: quella politica, una seconda tecnica e una terza civica. La prima, sostenuta soprattutto dalla Cgil Sicilia che per bocca di Antonio Riolo, componente della segreteria regionale Cgil non le ha mandate a dire. “La crisi rifiuti rischia di esplodere in Sicilia nella completa latitanza del Governo regionale che fa finta di non accorgersi di quello che succede e continua a non ascoltare le pressanti richieste di confronto che vengono dal sindacato e dagli ambientalisti”. La responsabilità tecnica spetta all’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque (Arra) che ha finora sostenuto un piano rifiuti ritenuto fallimentare da esponenti di destra e di sinistra della compagine politica regionale.  Senza contare il “pasticcio” termovalorizzatori. L’ultima responsabilità spetta ai cittadini, poiché sebbene oggetto di disservizi e attanagliati da una tariffa definita illegittima dalla magistratura, questi non hanno ancora recepito l’importanza d’essere attivi nel sostenere la raccolta differenziata.

In queste condizioni, la primavera porta con sé, più che speranze risolutive sulla questione rifiuti, certezze sulla gravità ormai stabilizzata della situazione: il nuovo debito contratto dalle 27 Ato è stato stimato dal capogruppo Pd Giovanni Barbagallo in 800 milioni di euro. Debito contratto, secondo l’esponente Pd all’Ars, da “debiti delle Ato che non pagano i dipendenti e le discariche”. Secondo la Cgil il debito è addirittura di 900 milioni. A ciò si aggiunge la sentenza del Cga di Palermo (con riferimento al caso Ato Enna1) che sancisce, di fatto, l’illegittimità della Tia.
Ma un’altra tegola incombe sulla questione rifiuti, nella fattispecie, sui quattro termovalorizzatori siciliani. Quattordici soggetti firmatari, fra comitati civici e associazione ambientaliste, con un esposto – diffida, hanno sottoscritto un documento di 38 pagine, inviato il 31 marzo a una pluralità d’Autorità a livello regionale, nazionale ed europeo (Presidente della Regione, assessore Territorio e Ambiente, alle Procure della Repubblica della Sicilia, alla Commissione Antimafia, alla Commissione europea). Il documento ha per oggetto i “nuovi bandi per l’affidamento dei rifiuti – procedura d’infrazione n° 2002/5260” ed è stato sottoscritto da una schiera fra associazioni ambientaliste e comitati civici. Ieri, una rappresentanza ha priotestato davanti a Palazzo d’Orleans.

Il documento è sostanzialmente costituito da nove punti contro l’ubicazione dei termovalorizzatori: 1) Preliminare illegittimità della procedura per violazione dell’obbligo d’astensione; 2) Illegittimità del nuovo bando di gara per violazione del “favor partecipationis”; 3) Violazione dell’obbligo di esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia Ue; 4) Sul riconoscimento e sull’ammontare del presunto danno subito dalle imprese; 5) Sulla spettanza di un non meglio specificato corrispettivo; 6) Normativa sopravvenuta e sovradimensionamento degli impianti;7) Violazione dei principi in materia di libera concorrenza; 8) Identità e individuazione dei siti-redazione del Pier; 9) Violazione del bando di gara del 2002.
L’iniziativa potrebbe rappresentare uno stop ai nuovi bandi, proprio quando questi, sembrerebbe che vedano la luce a breve. Infatti, notizia recente è che il Consiglio di amministrazione di Actelios Spa (Gruppo Falck) ha approvato, in qualità di socio di Palermo Energia Ambiente, l’accordo con l’Arra. Questo punto di convergenza fra le parti avrebbe dovuto porre fine e risolvere il rapporto economico – contrattuale fra le aziende che avevano vinto la gara e la stessa Arra in ordine al bando che l’Ue, nel luglio 2007, ha giudicato illegittimo perché non è stato pubblicato sulla Gazzetta europea.