Al Sud calo dei prestiti alle imprese pari a circa due miliardi di euro (-7,8%)

PALERMO – Drastico calo dei finanziamenti alle imprese siciliane, sotto i 20 dipendenti, nei mesi che vanno da ottobre 2012 a marzo 2013. “Credit crunch” è il termine tecnico che gli economisti anglosassoni adoperano quando vi è una contrazione dei prestiti da parte del banche. Questo può altresì significare “difficoltà di accesso al credito”, che è quella che il 51,4% (46,6% sei mesi fa) delle imprese che ne hanno fatto richiesta, hanno trovato.
I dati provenienti dello studio fatto dall’Osservatorio sul credito alla piccola impresa, realizzato da Fondazione Impresa, riportano il quadro di un Paese che cerca di far girare l’economia tra mille ostacoli.
In Italia le maggiori domande provengono dalle aree del Centro e del Mezzogiorno che viaggiano rispettivamente al 47,6% e al 46,1%. Ma il dato ancora più sconcertate è che non solo vi è un calo dell’offerta, ma pure delle domande: un chiaro segno della crisi e della scarsa fiducia che gli imprenditori ripongono negli intermediari finanziari.
Per quanto riguarda i protagonisti delle richieste, il comparto che ha bussato più volte alla porta del credito è quello dei servizi. Quelli che invece hanno avuto più difficoltà ad accedervi sono quelli che operano nell’artigianato e nel commercio, dove viene segnalata un’incidenza molto elevata di finanziamenti negati. A proposito di quest’ultimo punto sono il Sud e le Isole le zone della penisola che hanno registrato la più alta percentuale di imprese che hanno ricevuto un secco “No” alla richiesta di un prestito.
Per quanto riguarda gli intoppi che nello specifico hanno avuto le aziende meridionali spicca sicuramente la richiesta di garanzie eccessive, seguita da costi bancari troppo elevati e da tempi eccessivamente lunghi.

Le motivazioni della richiesta
È fondamentale, per avere un quadro completo di insieme, andare a capire quali possono essere state le molle che hanno indotto le imprese meridionali a sfidare la mal oliata macchina del prestito. La limitata liquidità e la fase di recessione incide gravemente sulla tipologia di finanziamenti richiesti.

Negli ultimi sei mesi 6 imprese su 10 hanno richiesto il credito per sopravvivere alla crisi e cercare di pagare gli stipendi arretrati, dato comunque in leggero calo rispetto al periodo aprile-settembre 2012, sebbene di gran lunga sopra la media nazionale. Leggero pure l’aumento dei finanziamenti indirizzati verso nuovi investimenti , segno seppur flebile che uno spirito di iniziativa è tornato di scena.
Calano invece drasticamente le domande causate dalla volontà di ampliare gli stabili o di acquisire nuovi immobili.
A livello settoriale il ricorso al credito presenta alcune differenze. Nel caso delle settore dell’artigianato prevale la propensione a chiedere finanziamenti di brevissimo termine per sostenere l’azienda nelle fasi di crisi.
L’analisi sarebbe incompleta se non quantificassimo gli impieghi vivi forniti alle piccole imprese negli ultimi 2 anni. Con il termine impiego vivo si indica, per chiarezza concettuale, lo stock complessivo di finanziamenti che le banche concedono ai loro clienti. In totale da dicembre 2010 a dicembre 2012 i prestiti sono scesi di 12,5 miliardi di euro, passando da 174,6 mld a 162,1 mld di euro.
Nel Mezzogiorno la variazione è stata del -7,8% con un calo complessivo di circa 2 miliardi di euro. A livello regionale le regioni che hanno registrato il calo più grave sono state il Molise, la Calabria e la Campania. La Sicilia si assesta al 14° posto con una variazione del 5,9%, tutto sommato accettabile, tanto che andando a vedere i dati per provincia nel top ten di quelle che hanno subito un calo di finanziamenti non vi è neanche una città siciliana. La prima è Caltanissetta al 28° posto.