AUGUSTA (SR) – In seguito al recente susseguirsi di terremoti nella zona della Sicilia sud orientale e nel golfo di Augusta, l’ultimo dei quali giovedì scorso di magnitudo 3,4 della scala Richter, cresce la preoccupazione, da parte dei residenti del triangolo industriale, per la tenuta degli impianti del petrolchimico. Da parte di varie associazioni ambientaliste si chiede da tempo l’adeguamento sismico delle industrie molte delle quali realizzate decenni fa.
Il vice presidente di Legambiente Sicilia, Enzo Parisi, a tal riguardo ha dichiarato che: “chi sostiene un adeguamento anti sismico degli impianti del petrolchimico fino ad oggi ha predicato nel deserto, così come Cassandra aveva annunciato la fine di Troia, senza essere creduta. I tempi passano ma il mito è sempre valido, soprattutto per quanti abitano nel triangolo industriale. E dire che già nel 1995, quando furono redatte le schede del Piano di risanamento ambientale, alcune di queste prevedevano i lavori per rendere sicuri gli impianti del petrolchimico in caso di un evento sismico di una certa intensità. Ma nulla è stato fatto”.
“La questione dell’adeguamento sismico degli impianti industriali, – prosegue Parisi – è stata oggetto di un recente convegno, in cui Alessandro Martelli, ingegnere e direttore del centro ricerche dell’Enea di Bologna, immaginava come un terremoto violento possa colpire qualche stabilimento chimico, moltiplicando in modo devastante gli effetti del sisma. In quella occasione si disse che l’aspetto più preoccupante derivasse dal rischio maremoto, evento raro, ma non impossibile, anche nel Mediterraneo.
Basta ricordare quello del 1908 che colpì le coste siciliane e calabresi dopo il sisma che distrusse Messina e Reggio Calabria. Ecco perché, secondo l’ingegnere Martelli, non dovrebbero dormire sonni tranquilli sia i nostri governanti, ma soprattutto gli abitanti che si trovano sulla costa sud-orientale della Sicilia dove, appunto, è ubicato il petrolchimico di Priolo”. “La zona industriale priolese – conclude il vice presidente di Legambiente – nacque più di 50 anni fa e allora il rischio sismico non era preso nemmeno in considerazione per cui le scelte progettuali degli impianti sono state lasciate ai gestori e quindi, quasi certamente, per i diversi stabilimenti, non furono adottati criteri antisismici. Oggi, per effettuare l’adeguamento sismico di tutti gli impianti, ci sarebbe da affrontare un alto costo. E allora non resta che sperare che da queste parti la natura non presenti mai il conto”.
Per quanto riguarda gli impianti chimici Rir (Rischio di incidente rilevante) il deputato Angelo Alessandri, il 31 gennaio 2012, nella seduta n.579 della VIII Commissione della Camera, ha presentato una proposta di legge la quale prevede che gli impianti Rir devono essere adeguatamente protetti anche dalle catastrofi naturali, tra cui gli eventi sismici e gli altri fenomeni incidentali che possono essere da essi innescati. Tali impianti includono i serbatoi di liquidi infiammabili presenti in gran numero nella zona industriale siracusana. L’approvazione di tale legge ovviamente sarebbe stata provvidenziale per il polo petrolchimico siracusano, se si ricorda che nel 1693, la piana di Catania, che include l’area di Priolo-Gragallo, fu colpita da uno dei più devastanti terremoti verificatisi in Italia, probabilmente più violento di quello di Messina e Reggio Calabria del 1908.
Nel suddetto sito, in cui sono presenti diversi impianti Rir, non sufficientemente protetti dal terremoto, un evento di magnitudo intorno a 7,0 (del tutto possibile) innescherebbe gravi incidenti, con effetti incalcolabili per la popolazione e per l’ambiente.