I precari pubblici dimenticano che sono entrati negli uffici senza la valutazione del loro merito. Siamo convinti che molti di essi ne abbiano. Tuttavia il loro ingresso preferenziale ha impedito ad altri siciliani di essere valutati e, se con merito, entrare al posto di chi magari merito non ne aveva.
Questo è il punto, nient’altro che questo: equità, merito e responsabilità sono tre valori ignorati totalmente dal ceto politico che ha governato la Sicilia in questi decenni.
Ma se i precari, raccomandati e privilegiati, devono stabilizzare la loro posizione ottenuta in base a favori, scambiati con il volantinaggio (neanche questa circostanza è stata mai smentita fino a oggi), è del tutto equo che anche i 270 mila disoccupati (dati Istat) entrino nelle Pubbliche amministrazioni regionali e comunali. O tutti, o nessuno.
Come fa Crocetta a sostenere che non stabilizzare i precari, raccomandati e privilegiati, sia macelleria sociale, e non affermare, per equità, che non assumere i 270 mila disoccupati sia altrettanto macelleria sociale? O lo è in ambedue i casi o non lo è in nessuno dei due. Lasciamo a Crocetta la responsabilità morale, etica e politica di dare una risposta al quesito.
Noi vorremmo che li assumesse tutti, in modo da trasformare la Sicilia in una sorta di Bengodi. La risposta la deve dare l’assessore all’Economia, se ha le risorse finanziarie.
Non ci vogliamo ripetere, per non essere noiosi. Abbiamo più volte pubblicato l’elenco dei dieci macigni principali che gravano sulla Sicilia e le relative soluzioni, che oggi ripubblichiamo.
La ripetizione, tuttavia, è necessaria, perché goccia dopo goccia la pietra sarà bucata. La goccia dell’equità bucherà la pietra dell’insensibilità politica e dell’incapacità di amministrare quest’Isola con obiettivi di sviluppo che contrastino l’appiattimento assoluto.
Salutiamo con molto favore il buonsenso della maggioranza, che all’Ars ha approvato la trasformazione delle Province regionali in Consorzi di Comuni attuando l’art. 15 dello Statuto costituzionale, un’antica battaglia del QdS.
Un buon inizio. Ora attendiamo che la Legge di stabilità 2013 persegua i tagli degli apparati clientelari quali per esempio le partecipate regionali e comunali, smantelli le Ato e apra i cantieri.
Con urgenza, non c’è un minuto da perdere.