Camminando tra desolazione e abbandono: il tour dei borghi “fantasma” della Sicilia

PALERMO – Spazio alle immagini. Cominciamo oggi un tour virtuale fra alcuni degli 829 borghi fantasma della Sicilia. Borghi conosciuti (perché censiti) dalla Regione ma abbandonati a sé stessi, senza alcun piano di recupero, senza alcun tipo di pianificazione volto alla loro valorizzazione. In gran parte di quelli che sono i “centri e nuclei storici” censiti dal dipartimento Beni culturali nel Piano paesistico della Regione per mezzo delle Soprintendenze provinciali. Si possono vedere palazzi diroccati, strade sconnesse (va bene mantenerne le strutture originarie a salvaguardia della storicità, ma dopo opportuno restauro), mancanza di qualsiasi tipo di attività commerciale o tipica artigianale inserita in un contesto organizzato, magari attorno a una strada o una piazza, piuttosto che distribuita in maniera disordinata, tale da rendere la bottega difficilmente identificabile dal turista e quindi fruibile. Manca poi qualsiasi forma di promozione mirata (soprattutto a livello extraregionale) che possa attirare i visitatori con iniziative culturali di più ampio respiro.
Gli antichi borghi siciliani sono sempre più dei “paesi fantasma”, in cui le uniche forme di vita sono quelle degli anziani del luogo riuniti attorno ad un tavolo nel bar della piazza principale per chiacchierare o al più giocare a carte o i bambini per i quali il futuro sembra segnato: lontano dalla loro terra d’origine. E dire che proprio la tipicità di questi posti potrebbe rappresentare un’attrattiva per il turista, che sicuramente gradirebbe la possibilità d’immergersi in un contesto a misura d’uomo ma efficiente, dotato di servizi, attraente per dirlo in una sola parola.
Ma torniamo alle immagini (è possibile inviare le fotografie di borghi abbandonati o degradati a: redazione@quotidianodisicilia.it, le migliori foto saranno pubblicate nelle prossime puntate). Nell’immagine 1, relativa a Balata di Baida, piccola frazione di Castellammare del Golfo, si intravedono i ruderi del suo castello. Il grazioso centro del trapanese, di chiara origine medievale, potrebbe essere valorizzato e divenire attrattiva per i turisti.
Nella foto 4, uno dei Sobborghi caratteristici del Comune di Giarre: Miscarello, denominata “Terrazza di Giarre”. Terrazza, in quanto, dando uno sguardo dalla piazzetta, si può osservare tutta la Riviera Jonica-etnea. Da diversi anni questo bellissimo luogo è diventato luogo di abbandono e di solitudine. In questo sobborgo si soleva festeggiare la “Sagra della Vendemmia”, ed il passaggio automobilistico della famosa Cronoscalata Giarre-Montesalice-Milo. Quest’anno è stata ripresa la Cronoscalata e, quindi, Miscarello è servito solo al passaggio roboante delle auto. La foto pubblicata ritrae la Chiesa, intitolata alla Madonna del Rosario, chiusa, con accanto i ruderi di una casa.
Anche nel nisseno le cose non vanno meglio: dal capoluogo di provincia con Borgo Petilia di cui rimane quel che resta della chiesa in fase di “restauro” da anni e l’ex archivio comunale con documenti degli abitanti incustoditi, a Serradifalco, piccolo comune di 6.500 anime. Significativa anche il complesso di San Martino a Milena, ritratto nella foto n. 6.
“Senza un recupero capillare del territorio non può esserci ripresa – ci dice l’assessore al Turismo Strano – ed è su questo che lavoreremo; nel triennio 1996-’98 abbiamo recuperato vari centri che oggi, a distanza di più di 10 anni, hanno una loro rilevanza sul piano turistico: si ricordino, ad esempio, Calatafimi e Zafferana Etnea. È ovvio che quelle sono state soltanto delle azioni di un piano di ripresa sul quale mi impegno a lavorare nuovamente”.
 

 
Strano: “Recuperare la memoria storico-antropologica”
 
PALERMO – All’assessore regionale al Turismo Nino Strano, abbiamo chiesto di illustrarci il modus operandi che intende mettere in atto per il rilancio non soltanto delle canoniche mete turistiche isolane, ma soprattutto di quel vasto tesoro urbano e architettonico racchiuso in tanti piccoli – e purtroppo dimenticati e abbandonati – borghi della regione.
“Recuperare la memoria antropologica di queste realtà territoriali, attraverso la riscoperta e la rivalutazione di strutture, strade, facciate, è un modo per portare benessere già agli stessi abitanti – continua Strano – e non secondariamente anche ai turisti, ma perché tale recupero avvenga occorre recuperare prima il territorio e immediatamente a seguire le strutture; non si può apprezzare un palazzo Barocco, immerso in un territorio trascurato e scarsamente attrattivo. Occorre dare sistematicità alla valorizzazione del patrimonio culturale ai fini turistici, cominciando dal rilancio del Circuito del Mito, a partire dal coordinamento dei Distretti turistici e culturali. Anche per queste ragioni ho chiamato a collaborare Fabio Granata, che si occuperà, per l’assessorato, anche della valorizzazione del patrimonio Unesco siciliano. Proprio la legge sul turismo che porta il suo nome – ha aggiunto Strano – va rilanciata e applicata pienamente, così come il Gran Tour, con l’idea vincente di attrarre viaggiatori, invece che semplici turisti”.