Partita l’ondata dagli Stati Uniti, essa ha investito l’Europa, soprattutto quella meridionale. Molti Stati del Mediterraneo hanno subito una crisi più profonda, e fra essi Grecia, Italia, Spagna e Cipro (la parte greca, perché, com’è noto, quella turca non fa parte dell’Ue). Hanno subito gravi conseguenze anche Portogallo e Irlanda.
Questi Paesi avevano un’economia gracile, eccesso di spesa pubblica e interessi su debiti pubblici enormi, per effetto di politiche clientelari adottate da una classe istituzionale indegna che ha fatto prevalere i propri interessi rispetto a quelli dei cittadini.
I Paesi forti dell’Europa centrale hanno obbligato quelli scialacquatori a una politica di rigore, che ha accentuato il fenomeno recessivo perché ha bloccato i consumi che, com’è noto, costituiscono una delle due gambe di una sana economia in progress.
Cosicché, i governanti sono stati costretti a stringere le maglie. In Italia, però, è stata scelta la dissennata via di aumentare le imposte (e conseguentemente la recessione) piuttosto che tagliare la spesa pubblica fatta di moltissimi privilegi di quelle categorie che sono il proseguimento ideale delle corporazioni fasciste.
L’elemento più evidente è la ripresa delle tre storiche case automobilistiche, General motors, Ford e Chrysler Fiat, con ritmi di crescita notevoli, che hanno permesso al gruppo di Marchionne di restituire quasi tutti i debiti federali e di prendere il controllo della corporation americana.
Mentre tutto ciò avviene, mentre Germania, Francia e Gran Bretagna restano in territorio di crescita, il nostro Paese (insieme a Spagna e Grecia) vive un periodo tremendo perché non riesce a ribaltare il percorso negativo.
Peggio ancora stanno le nostre regioni meridionali che, essendo più deboli, non riescono a risollevare la testa anche perché gestite da un ceto politico che ha fatto del clientelismo la sua condotta principale, ma anche perché esso è impreparato e non ha la necessaria professionalità, oltre che dirittura morale, per gestire un periodo così negativo.
Non serve la speranza. Occorre fiducia per ribaltare la difficile situazione e mandare a casa i cialtroni.