Qualche sera fa ero a cena con alcune persone, in occasione dell’assemblea nazionale dell’Unesco, a Firenze. Ho chiesto alla presidente se avesse simpatia per il suo sindaco. Mi ha risposto che non l’aveva votato e non l’avrebbe votato perché era di Destra. Di conseguenza ha votato per Bersani. Così ha fatto il 60 per cento di partecipanti alle primarie, tutti timorosi del cambiamento.
Non è vero che il giovane sindaco sia di Destra. Egli ha capito che solo innovando profondamente i meccanismi di gestione della Cosa pubblica, politica e burocratica, si può tentare di intraprendere la crescita di cui il nostro Paese ha fondamentale bisogno.
Egli ha capito che non è più possibile aumentare la spesa pubblica, ma occorre diminuirla, in modo che la conseguenza sia la riduzione della pressione fiscale che sta soffocando gli italiani e tagliando i consumi.
Egli ha capito che è indispensabile fare funzionare la Pubblica amministrazione responsabilizzando la dirigenza, cui devono essere fissati obiettivi e attuando un controllo ferreo per il loro conseguimento. Per conseguenza vanno raffrontati costantemente gli obiettivi ai risultati conseguiti.
Non so se avremo occasione di fare il forum con Matteo Renzi, come è accaduto con Mario Monti il 4 gennaio di quest’anno. In ogni caso, lo seguiremo con attenzione e gli daremo il nostro appoggio, se continuerà in una linea riformista per trasformare il sistema Italia in un Paese moderno e competitivo.
In Sicilia, Renzi ha preso il 30 per cento dei voti nelle primarie. Il 70 è andato all’apparato post-comunista. Quindi, nell’Isola è in uno stato di obiettiva debolezza. Il suo deputato di riferimento, a Palermo, Davide Faraone, avrà grossi problemi a rosicchiare terreno ai propri compagni di partito.
Ecco perché ha bisogno delle gambe della comunicazione per spiegare ai siciliani che si può cambiare anche non dando i voti ai Grilletti, che in questi primi cinque mesi non hanno dato prova di alcuna iniziativa all’Assemblea regionale, salvo mettersi al guinzaglio di questo o quel gruppo assembleare.
Un comportamento senza personalità nè capacità di guida come dovrebbe essere un nuovo partito che rappresenta l’ira del popolo.