CATANIA – Un altro provvedimento sulla scuola italiana, approvato dal Consiglio dei ministri non trova il consenso delle associazioni di categoria. Si tratta del regolamento che introduce il nuovo Sistema di valutazione nazionale nelle circa 9 mila scuole italiane.
Secondo il Miur, l’approvazione del regolamento consente di rispondere anche agli impegni assunti nel 2011 dall’Italia con l’Unione europea, in vista della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020.
Il sistema di valutazione nazionale si basa sull’attività dell’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), che ne assume il coordinamento funzionale; sulla collaborazione dell’Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), che può aiutare le scuole nei piani di miglioramento; sulla presenza di un contingente di ispettori con il compito di guidare i nuclei di valutazione esterna. Il regolamento stabilisce che ogni singola scuola costruirà il proprio rapporto di autovalutazione secondo un quadro di riferimento comune e con i dati messi a disposizione dal sistema informativo del Miur (Scuola in chiaro), dall’Invalsi e dalle stesse istituzioni scolastiche. Il percorso si concluderà con la predisposizione di un piano di miglioramento e la rendicontazione pubblica dei risultati. In pratica, se fino ad oggi le prove Invalsi erano obbligatorie solo per le II e V della scuola primaria, I e III della scuola secondaria di I grado e II della scuola secondaria di II grado, oggi tutte le classi si dovranno sottoporre alla prova in via obbligatoria.
In che cosa consistono le prove Invalsi? Si tratta di una serie di questionari a risposta aperta o multipla che hanno l’obiettivo di attuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze ed abilità degli studenti. Le prove riguardano l’italiano e la matematica. Nel primo caso. si tratta di verificare la conoscenza grammaticale e la capacità di comprendere e redigere un testo, mentre nel secondo caso le verifiche riguardano la conoscenza logica e matematica.
In Sicilia, secondo l’ultimo Rapporto Invalsi 2012, sono state 600 le scuole campione oggetto del Rapporto. Per scuole campione si intende quelle scuole assistite da un osservatore esterno durante le prove Invalsi. Purtroppo dall’ultima valutazione Invalsi (2012) non emerge un quadro positivo per la Sicilia. Secondo i risultati finali, gli studenti sottoposti alle prove Invalsi hanno un punteggio di 8 punti inferiore al resto d’Italia. In Matematica, la Sicilia ha una distanza di 38 rispetto al Friuli che ha ottenuto il punteggio più alto. La stessa cosa per le prove di Italiano dove la Sicilia ha ottenuto il punteggio più basso (166 contro la media italiana di 183).
A migliorare in Sicilia, secondo gli ultimi dati, è il cosiddetto cheating, cioè quella serie di comportamenti opportunistici durante le prove. Ma a che cosa servono le prove Invalsi? Dall’ufficio scolastico regionale fanno sapere che i risultati vengono utilizzati per capire il livello di conoscenza e capacità degli studenti. All’ufficio scolastico regionale, inoltre non risulta che l’assessorato regionale utilizzi questi dati se non come strumenti statistici. Quest’ultimo regolamento che rende obbligatorie a tutte le classi le prove di valutazione non piace all’Anief che commenta così l’approvazione del provvedimento: Il regolamento conferisce un potere enorme a Invalsi, legando così risorse e stipendi degli statali con le performance individuali e di struttura. Questo sistema di valutazione è un preludio all’assegnazione delle risorse solo alle scuole migliori”.
L’approfondimento. I voti influenzati dalla condizione economica
Se sei una ragazza benestante e proveniente da ambienti socio-culturali più favorevoli hai più possibilità di ottenere una valutazione migliore a scuola. Fanno riflettere i risultati dell’Ocse pubblicati nella ricerca “Le aspettative legate ai voti”. L’analisi mette sul banco degli imputati le valutazioni svolte dagli insegnanti e la loro imparzialità nell’attribuire i voti agli alunni. E, tra le nazioni europee in cui è stata condotto l’approfondimento di ricerca, l’Italia sembra essere uno dei paesi dove c’è più sperequazione tra voti attribuiti dagli insegnanti e saperi reali. A parità di performance, in buona sostanza, studenti maschi e alunni provenienti da ambienti deprivati vengono penalizzati dai propri insegnanti al momento di assegnare le valutazioni finali e i voti nel corso dell’anno scolastico. Il Rapporto Ocse da ragione ai ricorsi dei genitori che si lamentano spesso delle valutazioni finali degli insegnanti. “Gli insegnanti – si legge nella ricerca – tendono ad attribuire alle ragazze ed agli studenti provenienti da ambiti socio-economici più favorevoli migliori voti a scuola, anche se non hanno una migliore performance, rispetto ai ragazzi e agli studenti provenienti da ambiti socio-economici svantaggiati”. Gli esperti dell’Ocse non esitano a definire questo trend “preoccupante” perché può penalizzare gli studenti anche nelle scelte future.