“Il percolato siciliano è virale”. Aspre polemiche in Sardegna

PALERMO – Il caso rifiuti siciliano è virale. Adesso è emigrato in Sardegna, dove ha prodotto un cumulo di polemiche l’arrivo del percolato di Bellolampo nel porto industriale di Olbia, sede del depuratore che avrebbe dovuto smaltire il primo carico del refluo proveniente dall’Isola più grande.
Il depuratore del Cipnes, Consorzio industriale provinciale Nord Est Sardegna – Gallura, si trova nel Comune sardo di Olbia. In quel luogo la Regione, previo accordo tra Marco Lupo, dirigente generale al dipartimento acque e rifiuti, e il consorzio sardo, avrebbe dovuto indirizzare circa trentamila tonnellate di percolato (tremila in una prima tranche) provenienti dall’impianto di smaltimento palermitano, che si trova sotto sequestro da parte della Procura di Palermo da circa un mese data la presenza di oltre 24 mila tonnellate del liquido inquinante.

Sin qui i piani della Regione che, però, si sono infranti duranti i lavori di un tesissimo consiglio comunale del centro sardo dove la vicenda siciliana ha riaperto una vecchia battaglia politica tutta interna tra il sindaco Gianni Giovannelli e Settimo Nizzi, ex sindaco di Olbia, consigliere di opposizione in quota Pdl e, soprattutto, presidente del Cipnes. Il nodo della vicenda, ci ha spiegato il presidente del consorzio raggiunto telefonicamente dal Qds, riguarda un’ordinanza del 2008 del sindaco che vieta l’arrivo dei rifiuti da altre regioni.
“L’ordinanza si basa – ha aggiunto Nizzi – su una legge regionale del 2001 che la Corte Costituzionale nel 2007 ha dichiarato illegittima”. Olbia si è infatti organizzata già da tempo per rispondere alle emergenze rifiuti delle altre regioni – la prima operazione in tal senso venne compiuta quando scoppiò il caso Campania, ci ricorda Nizzi – ma si tratterebbe di provvedimenti illegittimi. Per il momento la patata bollente non è stata restituita, ma l’operazione da 1 milione di euro che avrebbe dovuto coinvolgere il consorzio e la Regione è stata bloccata. Il primo blocco di percolato isolano da smaltire è stato quindi indirizzato a Porto Torres.

Il caso percolato di Bellolampo (discarica che tra un paio di settimane potrebbe chiudere perché stracolma), oltre che essere una grave emergenza ambientale, è anche un caso economico poco chiaro. Da anni la Sicilia, che inspiegabilmente non si è mai dotata di impianti ad hoc per lo smaltimento, trasferisce spesso il refluo in Calabria a cifre assai elevate. Se in Sardegna l’accordo prevedeva uno smaltimento medio da 25 euro a tonnellata, che è il prezzo che va per la maggiore, ben altre erano le tariffe calabresi. Ne aveva anche parlato Rosario Crocetta lo scorso dicembre all’Ars. “Lo smaltimento di un metro cubo di percolato – aveva dichiarato il governatore nella seduta del 29 dicembre 2012 all’Ars – può valere 65 euro al metro cubo oppure 150, a seconda del cuore degli amministratori di un determinato territorio, rispetto alla sensibilità, rispetto all’apertura che hanno nei confronti delle società di smaltimento. Ma non solo: stranamente, questi rifiuti non possono essere smaltiti in Sicilia; non si capisce perché. Debbono andare per forza a Crotone”.
Adesso andranno in Sardegna, probabilmente, ma il cuore del problema, al di là del risparmio, resta un altro: le discariche dovrebbero sparire (la Svizzera nel 2011 ha smaltito lo zero per cento dei suoi rifiuti in discarica), mentre in Sicilia detengono ancora il conferimento del 90% dei rifiuti (pari a 2,5 tonnellate all’anno).

Rosario Battiato