Tpl, in Europa elettrificazione totale

PALERMO – Seguire l’andamento delle azioni europee in materia di mobilità sostenibile serve a comprendere quanto ampio sia il distacco tra una concezione avanzata del trasporto locale e un’altra visione, destinata a restare indietro di decenni, come quella siciliana. A fine marzo è nata a Bruxelles una piattaforma di lavoro per promuovere l’elettrificazione dei mezzi di trasporto di superficie che mette assieme 11 colossi del settore, tra cui Eurelectric e Nissan.
Liberarsi dalla presenza del petrolio, prima che lui si esaurisca da solo, resta una priorità per i polmoni, ma anche per la questione energetica. In tal senso l’ingombrante dipendenza dalle fonti fossili – nel 2011 è stata del 96%, riportano fonti europee – deve essere eliminata o almeno considerevolmente ridotta. Lo riportano le normative europee e anche il buon senso. Secondo i promotori della piattaforma (Alstom Multimedia, Avere, CER ETRA, EURELECTRIC, EUROBAT, Going Electric, Nissan, Polis, UITP, UNIFE) realizzare questo ambizioso progetto di elettrificazione non è roba impossibile: esiste già infatti la rete di distribuzione sul territorio e adesso bisogna soltanto puntare alla costruzione dei punti di rifornimento. Un’azione che corrisponde anche a un’esigenza occupazionale. A tal proposito l’azione di lobby di questo importante gruppo di organizzazioni e aziende servirà a stimolare le istituzioni per sostenere un ulteriore sforzo verso la completa elettrificazione dei mezzi di superficie. Tra le istruzioni per l’uso si contempla l’intermodalità, cioè l’integrazione tra i diversi modelli di trasporto, e la partecipazione determinante del pubblico nel processo di realizzazione, ma anche politiche innovative nell’informazione e nei biglietti verso i consumatori.
Se l’Europa pensa a sistemi di trasporto elettrificati ben altro è il quadro desolante che si presenta in Sicilia. L’agosto scorso la Fondazione Caracciolo ha affrontato il tema della mobilità urbana attraverso il trasporto pubblico locale in uno studio realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dei Trasporti dell’Università Federico II di Napoli.
La Sicilia dovrebbe fare un salto dall’era della pietra dei bus alle più illuminate innovazioni visto che le regioni a possedere autobus più nuovi sono Lazio e Valle d’Aosta, mentre Sardegna e Sicilia hanno il parco veicolare più vecchio con una età media di 13 anni. L’Isola, che ha il record nazionale di vetustà del parco mezzi, detiene 3.539 autobus con età media pari a 13 anni esatti, ovvero circa sette anni in più del dato medio che si è registrato in Valle d’Aosta e nel Lazio, e comunque superiore di tre anni alla media nazionale. A Catania, comune secondo soltanto a Napoli per vetture euro 0 in circolazione, pari al 28,8% sul totale, lo scorso mercoledì l’amministrazione, nonostante le polemiche furenti di cittadini e commercianti, ha lanciato il brt (bus rapid transit) che dovrebbe costituire il primo passo per rendere il centro etneo più simile a una grande città europea in termini di mobilità sostenibile. Ma il cambiamento dovrà essere anche culturale e soprattutto di qualità del servizio, ambiti in cui i siciliani e la Sicilia hanno dimostrato di essere pachidermici.

Rosario Battiato