PALERMO – La giunta di Governo, presieduta dal presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha deliberato il completamento delle procedura relativa alla nomina dei direttori generali delle aziende del servizio sanitario regionale, dopo l’approvazione nei giorni scorsi in commissione Affari istituzionali all’Ars. Confermata la rinuncia all’incarico al vertice del Policlinico di Catania per Ignazio Tozzo, che ha mantenuto quello di capo del personale alla Regione.
Ad avviso di Salvino Caputo, presidente la Commissione Parlamentare Attività Produttive sarebbe stata necessaria da parte del presidente della Regione una più approfondita valutazione: “La commissione Affari Istituzionali ha dimostrato grande senso di responsabilità nel condividere le nomine fatte dalla Giunta di Governo – aveva dichiarato Caputo – Ma e’ chiaro che adesso prima della ratifica vanno fatte alcuni approfondimenti su alcuni manager che versano in palese condizioni di incompatibilita”. “ Non vorremmo – aggiungeva Salvino Caputo – che alcuni direttori generali subito dopo la nomina dovessero essere costretti a dimettersi per vizi formali. Sarebbe un danno notevole all’immagine e al funzionamento delle strutture sanitarie. . Mente rimane ancora aperto il nodo di un manager che non ha presentato la relativa documentazione”.
Ieri, l’assessore l’assessore al Turismo e Trasporti Strano è ritornato sull’idea di Raffaele Lombardo, lanciata al Meeting di Rimini, che solo il federalismo fiscale può garantire un reale sviluppo delle regioni. “è sulla stessa linea del nostro impegno, a cominciare dalla battaglia sulle accise petrolifere, che abbiamo lanciato negli anni passati. Dimostra anche che non vi è sulle cose concrete una reale differenza con la politica nordista, – continua Strano – che vede nel federalismo solo un guadagno”. “E non solo le accise: troppe tasse indirette, troppi soldi dei siciliani, infatti vengono prelevati da Roma e non vengono spesi nell’isola, ma servono solo a finanziare inutili pachidermi statali.
Occorre riscattare una certa politica centralista, che ha avuto un suo eclatante esempio nel mantenere solo quattro casinò in Italia e tutti nel Nord, i cui enormi proventi servono a finanziare quelle comunità. Fu detto di no nel 2001 – ha concluso Strano – a una mia proposta di legge per realizzare alcuni casinò anche in Sicilia e in altre regioni del Sud e in Sicilia, sollevandosi in tanti, trasversalmente, come difensori di quei territori ”.