Napolitano ha due formidabili leve nelle sue mani: la prima riguarda la sua facoltà di sciogliere le Camere e mandare a casa i 945 parlamentari; la seconda, la minaccia delle sue dimissioni che riporterebbero la situazione a prima del 20 aprile, come nel gioco dell’oca; un vero disastro.
I partiti della novella coalizione (Pd, Pdl, Scelta civica e Lega) saranno costretti ad approvare i provvedimenti che debbono fronteggiare immediatamente la questione economica e mettere la premessa per intraprendere la crescita.
Ci vuole oltre un miliardo per sostenere la cassa integrazione in deroga e oltre quattro miliardi per evitare l’aumento di un punto dell’iva dal prossimo primo luglio. Ci vogliono dieci miliardi per mettere in moto le opere pubbliche e le infrastrutture.
Al di là di queste urgenti misure è indispensabile procedere alle riforme istituzionali, a partire dal cambiamento del Senato (rompendo così il bicameralismo perfetto) e per conseguenza la legge elettorale, in modo che alla fine di ogni tornata si sappia chi abbia vinto e chi perso, come accade in Francia, GB, USAe Russia, nonchè in tanti altri Paesi del mondo.
Urge rielaborare il bilancio e la legge di stabilità 2013 trovando risorse per attivare meccanismi di produzione di ricchezza e quindi di opportunità di lavoro, non solo posti di lavoro.
L’intervento di Fabrizio Barca in questo ambito della sinistra estrema potrà essere un elemento riequilibratore, ma sempre sinistra estrema rimarrà. Avendo essa scelto Stefano Rodotà come proprio candidato alla Presidenza della Repubblica ha confermato una linea chiara di che cosa vuole tale sinistra estrema: statalismo, aumento della spesa pubblica, mantenimento dei privilegi, espansione dello Stato nell’economia, blocco della concorrenza, livellamento della professionalità, impedendo l’emersione di talenti e l’attribuzione di incarichi per merito.
Dal che, una burocrazia cristallizzata dentro la quale i dirigenti apicali dicono sempre di no per non assumersi responsabilità.
Tutto questo vuole la sinistra estrema. Ben diversa dalla sinistra riformista e progressista del Partito democratico che ora è costretto ad assumersi la co-responsabilità di questo periodo transitorio (forse un anno) che porterà il Paese alla normalità, conseguente ad elezioni serie, che indichino senza dubbio chi dovrà assumere la responsabilità di guidare il Paese per cinque anni.