L’Inpdap ha agito esattamente al contrario. Istituto inefficiente e disorganizzato, abulia tipica dell’ente pubblico, grave questione finanziaria. Come è noto, i pensionati pubblici hanno avuto liquidato l’assegno con il cosiddetto metodo retributivo, non già in base ai contributi versati, ma allo stipendio percepito. La conseguenza di questo nefasto conteggio è che l’Inpdap ha erogato (ed eroga) assegni non in base alla propria riserva matematica ma facendosi dare le risorse dalla fiscalità generale.
Cosicché, siamo tutti noi contribuenti italiani che paghiamo una cospicua parte delle pensioni dei dipendenti pubblici, contrariamente a quanto avviene, come prima abbiamo accennato, nel comparto dei privati. I pensionati pubblici possono essere considerati vampiri nei confronti dei cittadini e dei pensionati privati.
Operando così, l’Inpdap ha accumulato un passivo di ben 10,6 mld €. Con la fusione, tali miliardi di debito vengono trasferiti pari pari all’Inps che quindi li compensa con i miliardi veri che ha, che però non sono sufficienti, per cui l’istituto dei dipendenti privati passa da uno stato di salute a uno di malattia ed è costretto a battere cassa per potere ripianare i debiti ricevuti.
Sono passati quasi due mesi da quando gli italiani hanno votato il nuovo Parlamento e ancora non c’è un Governo. è miracoloso che i mercati non abbiano approfittato di questo vuoto per scatenarsi contro i nostri titoli pubblici. Ciò è una positiva conseguenza dell’azione del governo Monti, che ha rimesso in equilibrio i conti pubblici anche se l’ha fatto massacrandoci di tasse piuttosto che tagliare le unghie alle tante categorie di privilegiati che continuano a rimanere tali.
L’Inps ha dunque inglobato l’Inpdap, come per altri versi l’Agenzia delle Entrate ha inglobato l’Agenzia del Territorio. Mentre in quest’ultimo caso la riunione non potrà che essere positiva, perché si potranno tagliare tanti vertici-doppioni, nel primo caso la riunione è sicuramente negativa perché, come già scrivevamo, sul settore privato viene caricato il forte gravame di quello pubblico.
Ad ogni modo, ormai la frittata è fatta. Però la questione va risolta. Come? Nessun pensionato pubblico dovrà ricevere l’assegno in base allo stipendio, ma in base ai contributi effettivamente versati. Utopia? No.