PORTO EMPEDOCLE (AG) – Dopo lo stop da parte del Consiglio comunale di Realmonte alla proposta Italkali per uno stabilimento destinato alla trasformazione della kainite in solfato di potassio (nella zona indicata dalla società leader nell’attività mineraria in Sicilia), è arrivata la notizia di un dialogo aperto con l’Italcementi per sondare la possibilità di realizzare l’impianto in questione nell’attuale area dello stabilimento di Porto Empedocle.
Il riserbo sulla vicenda è quasi totale, ma di recente sono trapelate numerose indiscrezioni che continuano a essere confermate da più parti.
L’Italcementi, come si ricorderà, all’inizio della scorsa estate ha annunciato lo stop della produzione a seguito del crollo del settore edile, che ha provocato una contrazione sensibile della domanda di cemento, creando una pesante crisi di sovrapproduzione. Una situazione grave non soltanto in Sicilia, se è vero che pochi giorni fa il consigliere delegato dell’azienda, Carlo Pesenti, ha annunciato un Piano nazionale che prevede la chiusura, entro il 2015, di nove degli attuali 17 stabilimenti presenti sulla Penisola. In questo quadro, dunque, un dietrofront per quanto riguarda la struttura di Porto Empedocle sembra assai improbabile, con buona pace dei circa 100 dipendenti empedoclini.
La salvezza del sito produttivo, dunque, potrebbe passare proprio dall’impianto per la trasformazione della kainite e su questo Italkali e Italcementi stanno interloquendo alla ricerca di un accordo che soddisfi le parti in causa (stando ad alcune fonti bene informate, lo stabilimento empedoclino avrebbe già ricevuto le visite di alcuni tecnici Italkali per appurare la fattibilità dell’operazione).
Anche dalla direzione della miniera di Realmonte nessuno sembra intenzionato a sbottonarsi. “A oggi – ha spiegato un ermetico Calogero Schembri, direttore di Italkali – c’è un dialogo sulla possibilità di una collaborazione con Italcementi, ma nulla di concreto su accordi futuri”.
Insomma, per il momento, si stanno verificando le possibilità tecniche, dunque il tutto viene tenuto volutamente nell’ombra. Anche per quanto riguarda la politica il silenzio sulla questione è assoluto, forse proprio per il timore che la trattativa possa saltare a causa di inutili polemiche.
Impegni da rispettare. In caso di dismissione l’area deve essere bonificata
PORTO EMPEDOCLE (AG) – Le notizie da Bergamo lasciano pochi spazi alla speranza di una riapertura dell’Italcementi a Porto Empedocle. La crisi porterà alla chiusura di nove degli stabilimenti in Italia e tra questi probabilmente quello empedoclino, attualmente utilizzato quale centro di macinazione. Un problema serissimo sia per i 100 dipendenti diretti che per gli altri 200 occupati nell’indotto.
Ma è un problema anche per Italcementi, visto che come previsto negli accordi siglati quando lo stabilimento fu realizzato, una volta chiusa la struttura tutta l’area deve essere bonificata (con costi tutt’altro che indifferenti vista la marea di calcestruzzo utilizzato per la costruzione delle ciminiere e degli altri fabbricati industriali).
Il sindaco empedoclino e deputato Ars Lillo Firetto su questo punto è stato lapidario: “Non tollereremo un altro cimitero industriale, come quello avuto per decenni nello stabilimento della Montedison”.