Cave, gli esercenti pagheranno il canone sul materiale estratto

PALERMO – La promessa covata da generazioni di giunte siciliane pare essere giunta a compimento. La Regione ha aggiornato il canone per le cave prevedendo, per la prima volta in Sicilia, una quota commisurata alla quantità di materiale estratto. Un buco normativo che negli anni non è mai stato sanato a differenza di altre regioni italiane dove il canone sull’estrazione vige da diversi anni e permette alle amministrazioni pubbliche di ottenere un equo riconoscimento per lo sfruttamento del territorio. Le tariffe varieranno da 0,25 a 0,40 euro a metro cubo e gli importi saranno distribuiti tra Regione e Comuni.
A fronte delle proteste arrivate da più parti – dall’Ance fino a Confindustria Sicilia – la volontà di Crocetta, abbinata alla ferma posizione del M5S che questa norma l’ha voluta sin dall’inizio, a decorrere dal 1° gennaio 2013 gli esercenti di cave saranno tenuti a versare un canone di produzione commisurato alla quantità di minerale estratto. La norma, contenuta nella legge finanziaria, è stata approvata dall’Ars. Il via libera, dopo un estenuante dibattito di quasi due ore, è giunto dopo la bocciatura di un emendamento soppressivo con voto segreto (34 sì e 42 no) e che aveva avuto il parere negativo del governo e della commissione Bilancio, seppure a maggioranza.
Stavolta i detrattori della norma, distribuiti tra i banchi della maggioranza e dell’opposizione, che avevano richiesto il ritiro del provvedimento si sono dovuti arrendere all’evidenza di una tassa che ormai pochissime regioni italiane non prevedono. L’adeguamento a norme nazionali in materia di utilizzo del suolo pubblico ha prevalso, insomma, sulle consuete giustificazioni addotte per evitare il nuovo canone, cioè un ulteriore balzello al sistema produttivo. In realtà, come il Qds sostiene ormai da diversi, in Sicilia l’intero sistema dei canoni di concessione andrebbe aggiornato e non per “punire” il settore produttivo, o quel poco che ne resta, ma per adeguare il costo dell’utilizzo di un patrimonio collettivo all’effettivo giro d’affari.
Alla fine la mediazione è comunque arrivata: l’importo pieno del canone sarà raggiunto soltanto nel 2014 mentre per quest’anno sarà dimezzato. Il canone è stato così stabilito: sabbia e ghiaia per calcestruzzi, conglomerati bituminosi, tout-venant per riempimenti e sottofondi, materiali per pietrischi e sabbie: 0,25 euro al metro cubo (0,50 nel 2014); argille, calcare per cemento, per calce e altri usi industriali, gessi, sabbie silicee e torba 0,30 euro al metro cubo (0,55 nel 2014); pietre ornamentali 0,40 euro al metro cubo (0,80 nel 2014); altri materiali di cava non compresi nei precedenti punti 0,30 euro al metro cubo (0,55 nel 2014). Ogni due anni un decreto dell’assessore regionale per l’Energia e i servizi di pubblica utilità aggiornerà le tariffe sulla base dell’indice Istat. Inoltre, sentito il Consiglio regionale delle miniere e la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali, l’assessorato definisce con proprio decreto le modalità applicative e di controllo del pagamento dei canoni.
I canoni di produzione saranno distribuiti tra Regione (40%) e comune interessato (60%). Qualora il territorio coinvolga siano interessati più comuni la quota del 60 per cento è da ripartire sulla base della superficie dell’area di cava approvata ricadente in ciascun comune. Gli introiti destinati ai comuni sono finalizzati alla realizzazione di opere di recupero e riqualificazione ambientale e al recupero dei beni confiscati alla mafia e alle organizzazioni criminali.