MODICA (RG) – Il versante nord di Cava Ispica, in contrada Baravitalla, assomiglia più a una sorta di discarica nella quale conferire ogni genere di rifiuto anche pericoloso (eternit, carcasse di animali, rifiuti elettronici, ecc.), piuttosto che ad un parco archeologico di tutto rispetto, anche per la presenza di siti di rinomata importanza, come la tomba del re a finti pilastri, la grotta dei santi e altri siti simili. Qui, in questa zona del parco, il tempo passa e il degrado aumenta giorno dopo giorno. Negli anni nessuno degli organi istituzionali competenti (Comune, Sovrintendenza), se non a parole, si è preoccupato di valorizzare una delle più importanti zone archeologiche della Città della Contea, lasciando praticamente nell’abbandono tutte le infrastrutture a suo tempo realizzate attraverso l’impiego di ingenti quattrini pubblici.
L’istituzione del parco archeologico di Cava d’Ispica, avvenuta con la legge regionale n. 20 del 2000, avrebbe potuto rappresentare una grande opportunità di crescita per il territorio ed una rilevante occasione di rilancio ed arricchimento dell’offerta turistica dell’intera provincia di Ragusa. A distanza di oltre dieci anni, però, occorre ammettere che, purtroppo, non è così. Non è così principalmente per la scarsa attenzione che gli è stata riservata dagli enti competenti che, ad oggi, non solo non riescono a sfruttare una tale inestimabile risorsa ma, cosa ancor più grave, non riescono nemmeno a tutelarla e preservarla. Qui tutto è stato distrutto, dai servizi igienici alle stesse ‘traverse’ dei muretti a secco, che sono state, addirittura, asportate, per non parlare dell’utilizzo di tale luogo per l’illegale e incivile abbandono di ogni genere di rifiuto, senza che nessuno degli organi preposti intervenga per eliminare tale obbrobrio, una vera offesa ad un patrimonio dell’umanità.
Come non parlare dei percorsi archeologici totalmente inaccessibili con la presenza di erbacce e sterpaglie a misura d’uomo che ostruiscono il passaggio a qualunque visitatore o dell’assenza di ogni segnaletica, in parte distrutta, in parte obsoleta e illeggibile. Come non parlare, ancora, del ponte di Baravitalla, crollato parecchi anni or sono e per il cui ripristino sono state spese tante parole ma che oggi continua a costituire un serio pericolo per ogni essere vivente che si trovi a transitare da queste parti, visto che, tra l’altro, non esiste nessun segnale volto ad avvisare dello stato di pericolo.
Ciliegina sulla torta, un impianto di pubblica illuminazione, realizzato parecchi anni fa, costituito da soli cinque pali ad alimentazione fotovoltaica, proprio di fronte una villetta privata: è un caso? Occorre, infine, sottolineare l’impossibilità di visitare il rudere ‘abbandonato’ della chiesa bizantina di San Pancrati, il cui cancello d’ingresso è sempre sbarrato e i curiosi orari di accesso che non consentono, in modo pieno, in alcuni giorni della settimana e in alcuni periodi dell’anno, la visita del parco archeologico. Ciò ha già suscitato non poche polemiche da parte di turisti e visitatori che hanno provveduto a fare le loro giuste rimostranze pubblicamente. Una situazione a dir poco paradossale che mette in evidenza l’approssimazione con la quale viene gestito un importante parco archeologico come quello di Cava d’Ispica.
C’è chi si chiede, legittimamente, perché, dopo essere finalmente riusciti a raggiungere i potenziali turisti e aver innescato in loro la curiosità di visitare il sito, poi non si riesce a garantirne la fruizione, lasciandoli davanti ai cancelli. Per non parlare dell’inadeguatezza dei servizi offerti e della poca chiarezza che emerge rispetto alla gestione dei siti da visitare: ad esempio, non è possibile capire se possono essere visitati i ruderi della suddetta chiesa di San Pancrati e se la visita rientra nel costo del biglietto.
Appare chiaro a tutti, a questo punto che, in questi casi, non si tratta di difficoltà finanziarie dell’ente competente, che non consentono la turnazione necessaria del personale in servizio, bensì di una scarsa organizzazione delle risorse umane che se diligentemente distribuite, con la previsione anche di altre fasce orarie, consentirebbe di risolvere tali problemi totalmente.
Il Comune attende fondi e i cittadini intervengono
MODICA (RG) – Proprio sullo stato di abbandono in cui versa il versante nord di Cava Ispica e sui possibili interventi che il Comune potrebbe porre in atto, recentemente, un appello è stato lanciato dal sindaco, Antonello Buscema e dall’assessore alla Cultura, Annamaria Sammito, al presidente della Regione, Rosario Crocetta, perché possano essere sbloccati i fondi europei, per la gran parte già stanziati e assegnati, che le realtà territoriali attendono da troppo tempo in questi settori. I fondi europei PO FERS 2007-2013 destinati a Modica ammontano a 1.612.000 euro, finanziati nell’ambito dei Beni Culturali nell’Asse III linea d’intervento 3.1.3.2, linea d’intervento 3.1.3.3 e nel PSR misura 313 per l’Incentivazione di Attività Turistiche (Progetto Trinacria Itinerari, destinato alla riqualificazione della parte demaniale nord di Cava Ispica per € 500.000, ammissibile a finanziamento). Tali progetti, però, dichiarati finanziati come pubblicato nell’avviso della Gurs n. 7, parte I dell’8/02/2013, hanno subito un’incomprensibile sospensione del finanziamento a causa della rimodulazione dei fondi europei esercitata dal tavolo ministeriale. Per il resto, l’intervento del Comune si limita in qualche sporadico intervento di scerbatura e nel patrocinare alcune iniziative promosse da associazioni e comitati di cittadini. Proprio in questo periodo primaverile, come ogni anno, Legambiente propone una serie di escursioni alla scoperta del territorio: i circoli di Modica ed Ispica accompagnano gli aderenti partecipanti nella zona di Cava Ispica per apprezzarne le bellezze e gli angoli nascosti, dal punto di vista naturalistico, archeologico ed etno-antropologico.