È ormai noto che per generare lavoro bisogna generare ricchezza (non finanziaria), frutto di attività economiche nella produzione di beni e servizi. Com’è noto, il settore pubblico non genera ricchezza, anche perché non è suo compito. Ciò non toglie che servizi efficienti ed efficaci, cioè con costi adeguati e non superiori alle necessità, sono il carburante necessario per fare funzionare le attività economiche.
Oggi, in Italia, accade il contrario. Le pubbliche amministrazioni frenano continuamente le iniziative economiche, anziché agevolarle, perché gestite da una classe dirigenziale irresponsabile e in parte corrotta, che agisce in base alla cultura del favore e non a quella del servizio, infischiandosene altamente dell’interesse dei cittadini che pagano loro lo stipendio.
Ribadiamo ancora che fra i dirigenti vi è una grande parte di persone oneste, corrette e professionali, che non hanno però la forza di sbarazzarsi dei loro colleghi malfamati.
La prospettiva di realizzare nuovo lavoro (dipendente ed autonomo) nasce dalla capacità del sistema-Paese di fare squadra e di sfruttare le sinergie di tutte le potenzialità immense di cui dispone, prima fra esse la genialità italiana.
Come generare ricchezza e lavoro? Ci vogliono competenze, spirito d’iniziativa e risorse finanziarie. Bisogna aprire centinaia di migliaia di cantieri per opere pubbliche, bisogna attivare le iniziative per la realizzazione delle infrastrutture e della logistica necessarie per far funzionare l’economia. Occorre che le pubbliche amministrazioni dimagriscano e diventino efficienti.
È inutile battere su un solo tasto: occorre suonarne tanti. Diversamente, la musica risulta stonata e incomprensibile.
È quasi noioso ripetere gli stessi concetti come andiamo facendo da quasi 40 anni. Vogliamo augurarci che questa grossa coalizione e un uomo intelligente, pacato, equilibrato e colto (parla anche correntemente due lingue) come Enrico Letta riesca nell’intento di realizzare le più volte citate riforme, indispensabili a ribaltare l’attuale situazione.
Il lavoro va festeggiato, ma soprattutto va prodotto con i fatti e le azioni, non con le vuote parole, emesse per dare fiato alla bocca da tanti politicanti e sindacalisti che hanno a cuore sé stessi piuttosto che i cittadini.