Il Parlamento ha convertito il decreto legge 174/12 nella legge 213/12. Che dice tale legge? All’articolo 2 stabilisce che i Consigli regionali non possono pagare indennità superiori a quelle corrisposte nella regione più virtuosa. Con delibera della conferenza delle Regioni del 30 ottobre 2012, presente la Sicilia, sono state individuate come regioni più virtuose, nell’ordine, l’Emilia Romagna per gli emolumenti ai consiglieri regionali, l’Umbria per quelli ai presidenti delle Regioni e ai presidenti dei Consigli regionali e l’Abruzzo per il finanziamento ai gruppi consiliari.
La stessa legge (articolo 2, c. 1, lettera c) ha introdotto il divieto di cumulo di indennità o emolumenti, compresi quelli di funzione o presidenza in commissioni e organi collegiali di: presidente della Regione, presidente del Consiglio regionale, assessore o consigliere regionale. Questi ultimi partecipano gratuitamente alle commissioni permanenti, salvo il rimborso spese a piè di lista.
Qualora la Regione non si adegui alla normativa entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge (8 giugno 2013) lo Stato non corrisponderà l’80 per cento dei trasferimenti erariali (art. 2, c.1).
Il bravo Salvo Pogliese, insieme a Vinciullo e Caputo, ha depositato il disegno di legge n. 46 con il quale si propone l’abolizione della famigerata legge 44/65 che parifica gli emolumenti dell’Assemblea regionale a quelli del Senato. Tale norma è in contrasto con la citata legge 213/12 e quindi di fatto non ha più valore.
Pogliese deve chiedere ad Ardizzone, che sicuramente sarà d’accordo, di portare in aula tale ddl formato di un articolo unico per stanare i partitocrati che vogliono ancora lucrare sulle casse pubbliche (chi dicesse di no verrebbe smascherato).
I grilletti hanno fatto la sceneggiata di restituire parte dei loro emolumenti, ma non quello che avrebbero dovuto: chiedere al presidente Ardizzone di porre in discussione un ddl per il taglio degli emolumenti. Finché non vi è una norma, le casse regionali continueranno ad erogare emolumenti stratosferici a chi promette di ridurseli. Invece, occorre tagliare ai ricchi politici per dare ai bisognosi.