Frodi e sequestri alla mafia: Palermo in testa

PALERMO – Lo scorso mercoledì, nell’ambito della prima puntata dedicata alle evasioni fiscali, abbiamo considerato nel dettaglio i bilanci annuali dei nove comandi provinciali della Gdf. Questa settimana la nostra attenzione si sposterà su un altro versante: quello delle frodi comunitarie, nazionali e il valore dei beni sequestrati alla criminalità organizzata.
 
Due precisazioni sono doverose. Innanzitutto che il nostro approfondimento non contempla i dati della provincia di Ragusa poichè il bilancio dell’attività svolta dal comando provinciale della Guardia di Finanza iblea non ci è pervenuto. In secondo luogo, nell’analisi dei dati, comando per comando, ci si è resi conto che nella compilazione dei bilanci non si è sempre seguito un modello standard.
 
Per tale motivo per alcune province vi è una distinzione netta tra frodi comunitarie e frodi nazionali, per altre no. Nonostante una diversa organizzazione dei dati raccolti, è possibile comunque tracciare un quadro abbastanza chiaro della nostra regione e delle sue ombre. Con frodi comunitarie si intende per lo più un uso illecito di finanziamenti provenienti da fondi europei, mentre per frodi nazionali raggiri e illeciti attuati grazie a finanziamenti del nostro Paese.
 
In totale in Sicilia, tra truffe comunitarie e nazionali, si è scoperto un giro di affari di 175 milioni di €. La città più virtuosa è, come al solito Enna, con 3 mln di €. Male invece Palermo, che colleziona frodi comunitarie per 19 mln di € e nazionali per 64 mln. Intensa l’attività di controllo contro gli sprechi del denaro pubblico pure a Catania. Seguendo quella che è stata la linea imposta dal Comando generale della Gdf, improntata ad una politica di austerity e di spending review, la provincia etnea è stata al centro di un particolare sforzo delle autorità competenti.
 
L’attività dei finanzieri nel 2012, ha permesso di scoprire frodi per oltre 53 mln di euro, ripartita tra 13 mln di € per quelle comunitarie e 40 per quelle nazionali. Dopo Catania seguono: Siracusa con 11 mln di €, Trapani con 8,7 mln di €, Agrigento con 6,8 mln di €, Messina con 6 mln di €, Caltanissetta con 4 mln di € ed Enna con 3 mln di €. È agevole notare come le distanze tra Palermo e Catania, le due province più popolose della Sicilia, rispetto alle altre. Una distanza che assume connotati diversi andando invece ad analizzare i dati sul valore complessivo dei beni sequestrati alla criminalità organizzata nel 2012, grazie agli sforzi della Gdf. Partiamo da un totale complessivo di 1 mld e 206 mln di €. Una somma però ripartita in maniera del tutto sproporzionata. Consideriamo che 1 mld di € di beni sono stati sequestrati nella sola provincia di Palermo, grazie a provvedimenti eseguiti nei confronti di 77 aziende, per un totale di 582 beni.
La provincia etnea non è per niente sulla stessa lunghezza d’onda del capoluogo siciliano. I beni sequestrati a Catania hanno raggiunto un valore ammontante a 32 milioni di €, stessa identica cifra per Caltanissetta ed è a questo punto che sorge spontaneo ipotizzare la scarsa penetrazione delle azioni della Gdf catanese nella cupola di cosa nostra. Stesso identico ragionamento è da fare per Messina, qui il totale dei beni sequestrati alla Mafia è stato di 1,5 mln di €, un’inerzia che però non deve essere rimessa alle colpe di una debole attività dei finanzieri, semmai ad una cultura, tristemente ancora viva a Messina, in cui le denunce e le segnalazioni da parte della popolazione sono pochissime. Altra provincia che è del tutto fuori dai giochi per il valore complessivo di beni sequestrati alla criminalità organizzata, è sicuramente Enna con 350mila €. Somma anche qui, da prendere con le pinze.