Catania – Sequestrati 409 immobili al “Re dei supermercati”

CATANIA – La Guardia di finanza di Catania ha avviato il sequestro di beni per diverse centinaia di milioni di euro riconducibili all’imprenditore Sebastiano Scuto. Il “re dei supermecati” in Sicilia è stato condannato a 12 anni dalla Corte d’appello di Catania a 12 anni per associazione mafiosa. L’operazione si è estesa a cinque città siciliane, a Salerno, Reggio Emilia, Monza e Milano.
Il sequestro preventivo, eseguito dalla Guardia di finanza, è stato disposto dalla prima sezione penale della Corte d’appello su richiesta del Procuratore generale Giovanni Tinebra. Sigilli sono stati posti a beni per i quali era stata disposta la confisca con la sentenza di secondo grado all’imprenditore, condannato, lo scorso aprile, a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa.
La sentenza non è definitiva, e per questo è stato disposto il sequestro preventivo e non la confisca. Il provvedimento riguarda 409 immobili, tra terreni e fabbricati, di proprietà di Sebastiano Scuto, della moglie e dei loro tre figli. Sequestrati anche tutti i beni (quote societarie o azionarie, mobili, immobili, conti correnti e quant’altro) appartenenti a 48 società intestate alla famiglia Scuto.
La Corte d’appello di Catania, il 18 aprile scorso, ha ribaltato, in parte, la sentenza di primo grado, emessa il 16 aprile del 2010 dalla seconda sezione penale del Tribunale di Catania, che lo aveva assolto dall’accusa di avere gestito a Palermo centri commerciali in comune con i boss Bernardo Provenzano e i fratelli Lo Piccolo e dissequestrato tutti i beni dell’imprenditore, confiscandone “una quota ideale del 15%”.
 
I giudici di secondo grado lo hanno infatti riconosciuto colpevole di collegamenti con la mafia palermitana e disposto la confisca di tutti beni, nella misura in cui era stata decisa dal Gip in sede d’inchiesta.
La difesa di Scuto ha sempre sostenuto che il ‘re dei supermercati’ in Sicilia avrebbe agito da “vittima di estorsioni da parte delle mafia” e che “pagava il clan per evitare ritorsioni personali”.
Il procuratore generale Tinebra, ritiene che “il sequestro non ha alcuna ricaduta negativa sulla procedura concorsuale di concordato preventivo in corso né sul correlato piano di dismissione controllata di beni sottoposti a confisca non definitiva ed a sequestro”.