Non abbiamo avuto molta simpatia per Silvio Berlusconi, pur avendo votato Forza Italia nel 1994, in quanto la nuova compagine partitica era la vera novità nello scenario dei dinosauri partitocratici che avevano rovinato l’Italia, facendo lievitare il debito pubblico da 200 miliardi di lire del 1980 a 2 mila miliardi del 1992. Ma poi la sua attività politica si è annacquata e, a distanza di vent’anni, non possiamo contare su nessun risultato concreto.
Che il Berlusconi imprenditore abbia potuto commettere reati è plausibile, tuttavia non possiamo ignorare al suo attivo due realizzazioni: il quartiere Milano due di Segrate, avveniristico e moderno a distanza di trent’anni; e l’avviamento dell’insieme di televisioni commerciali, anche grazie all’apposito decreto emesso dal Governo Craxi nel 1984, che ha rotto il monopolio della televisione pubblica, i cui editori di riferimento, si è sempre detto, erano i partiti.
La questione di Mediatrade sembra non giustificata, perché per un gruppo imprenditoriale che paga centinaia di milioni di imposte, risparmiarne un paio per esporsi ai rischi giudiziari appare inadeguato.
Entrambe le parti riversano questo contrasto sulle questioni politiche che interessano tutti gli italiani.
Noi stessi non ci siamo mai occupati delle vicende giudiziarie di Berlusconi, perché riteniamo che ogni cittadino abbia il diritto di difendersi all’interno dei processi e non dai processi, considerando innocenti gli imputati fino a condanna definitiva.
Ora, siamo stati costretti a occuparcene perché la questione, anziché essere considerata marginale, è diventata un forte ostacolo nell’affrontare le soluzioni ai gravissimi problemi che sono sulle spalle di tutti.
La riforma del Porcellum è urgentissima, ma Berlusconi non la consentirà se continuerà a essere sottoposto al fuoco di fila di tutte le Procure: quindi non verrà approvata.
La questione della Giustizia va affrontata in termini costruttivi. Falchi contro falchi sfascerebbero il Governo e allontanerebbero le soluzioni alla drammatica situazione economica.
Nascondere la realtà non serve, bisogna essere più realisti del Re, oppure la realtà ci travolgerà.