Ma nazioni abituate all’allargamento della spesa pubblica in modo irragionevole e sproporzionato ai bisogni, per seguire una linea clientelare, fanno fatica a comprimerla perché con essa dovrebbero comprimere la strada dei favoritismi.
I parolai protestatari non hanno per nulla indicato quale parte della spesa pubblica improduttiva va tagliata, quali apparati inutili ed elefantiaci vanno tagliati, quali privilegi della classe partitocratica e burocratica, nonché di quella sindacale, imprenditoriale e professionale, vanno tagliati. Col risultato che l’economia italiana si è incartata e per il settimo trimestre consecutivo presenta una decrescita.
In appena sei anni, il Pil è diminuito di circa l’8 per cento (oltre 100 miliardi) e con esso la fiducia nel futuro. La gente si è rattrappita, è impaurita e difende l’esistente, col risultato che le attività si stanno contraendo (mille ditte al giorno vengono cancellate nelle Camere di Commercio) e con esse l’occupazione.
Quello descritto è un processo noto in macroeconomia, che va invertito, inserendo ottimismo e fiducia da un canto, e liquidità dall’altro.
Solo sostenendo le imprese, fornendo loro mezzi per la ricerca e l’innovazione e contemporaneamente facendo le riforme per rendere competitivo il sistema economico, produttivo e dei servizi, si può mettere il carburante nella ruota dello sviluppo perché ricominci a girare.
Fino a quando dovremo pagare forme di assistenza, come la cassa integrazione, o di puro assistenzialismo, come nel caso di una pubblica amministrazione con un milione di dipendenti in più di quelli che servono, o con una giustizia che di giusto non ha niente, le proteste saranno inutili, anche perché non portatrici di soluzioni.
Allora faccio un appello: non toglietemi l’Imu, che pago con sofferenza, ma tagliate i privilegi.
Il governo Letta ha approvato la sospensione dell’Imu sulla prima casa, rinviando il pagamento al 16 settembre, e ha stanziato risorse per la cassa integrazione in deroga (cioè oltre quella ordinaria e straordinaria) per un miliardo. Poi, si è dato cento giorni per fare le urgenti ed essenziali riforme, fra cui quella elettorale.
Ma non crediamo che questi partiti politici abbiano la capacità di fare tale riforma, mentre confidiamo che la Corte costituzionale, prossimamente, dichiari fuorilegge la legge 270/05 chiamata Porcellum, così come ha anticipato il suo presidente, Franco Gallo, nella relazione tenuta a Roma il 12 aprile, come già fatto con le sentenze 15 e 16/2008 e 13/12.