STRASBURGO (Francia) – Dalla commissione Affari regionali del Parlamento europeo partirà una richiesta di aggiornamento della programmazione comunitaria 2014-2020 per sviluppare le potenzialità delle isole europee, con la possibilità anche di creare un fondo a loro dedicato, che nel settennio 2014-2020 arrivi a stanziare fino a 1,6 miliardi di euro. Alcuni eurodeputati hanno infatti presentato la proposta per un progetto pilota che mira ad aiutare le regioni insulari a realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020, ovvero il rilancio dell’economia continentale nei prossimi anni.
“Vogliamo far capire – spiega al QdS l’eurodeputato corso François Alfonsi, dei Verdi – che l’accesso al mercato unico dalle isole è più difficile e costoso. Bisognerebbe dunque consentire alle isole delle condizioni meno rigorose o più vantaggiose per il loro sviluppo regionale. Parliamo di allocazioni speciali, di aiuti di Stato, di finanziamenti più vantaggiosi… Vorremmo progressivamente che si prendessero in considerazione dei regolamenti che si carichino le difficoltà dello sviluppo economico nelle isole”.
Non si tratta di un progetto inconsistente. A marzo, alla Conferenza delle regioni marittime periferiche (Cpmr), si è parlato per la prima volta di “Isola 2020”, un’idea portata avanti proprio da François Alfonsi e supportata da altri colleghi isolani, tra cui i sardi Giommaria Uggias e Francesca Barracciu.
“La richiesta – prosegue l’eurodeputato corso – prende spunto dall’articolo 174 del Trattato di Lisbona, che riconosce la specificità delle isole, e anche dalle conclusioni del Consiglio europeo dell’8 febbraio, che ai punti 44 e 51 riconosce la specificità proprio degli Stati e delle regioni insulari. Considerando che le allocazioni supplementari sono state concesse alle regioni ultraperiferiche, a bassa densità di popolazione, a quelle montagnose e a Malta e Cipro, perché non è stata pensata nessuna misura concreta per le tutte le isole?”
Isola 2020, secondo la proposta ratificata durante la Cpmr, si propone di aiutare l’insieme delle isole costiere dell’Unione (come le isole minori siciliane), le autorità regionali insulari (come la Regione siciliana) e i piccoli Stati insulari, per un totale di oltre 11 milioni di cittadini europei coinvolti. Si finanzierebbero così, attraverso sovvenzioni e strumenti finanziari, quei progetti che servano a raggiungere gli obiettivi di Europa 2020.
“Nella dichiarazione congiunta di fine aprile – riprende Alfonsi –, parlavamo dell’aumento limite delle frontiere marittime a 150 km per la cooperazione territoriale: ciò danneggia i progetti tra Corsica e Sardegna con le Baleari. Su questo punto, io e Uggias siamo riusciti ad ottenere la visita a luglio di una delegazione di deputati in Sardegna per vedere come migliorare la cooperazione insulare”. Con la Sicilia ancora deve iniziare il dialogo: “Ho visto una volta Giovanni La Via, ma ho molte più connessioni con i colleghi sardi Uggias e Barracciu”.
I prossimi passi si preannunciano difficili: “Bisogna rendersi conto della fragilità dell’economia delle isole. Noi abbiamo preso l’iniziativa, ora vedremo se il progetto pilota sarà tenuto in conto: dopo la proposta della commissione Regio, il progetto pilota sarà esaminato dalla commissione ad hoc e dovrà essere valutato. Sicuramente se ne parlerà dopo ottobre, comunque entro fine anno”.
L’articolo 174 del Trattato di Lisbona
“Per promuovere uno sviluppo armonioso dell’insieme dell’Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare l’Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite. Tra le regioni interessate, un’attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna”.
L’approfondimento. Si pensa a nuovi criteri territoriali dopo il 2020
Il documento sulle politiche per le isole europee, reso noto il 26 aprile, contiene tre punti di forza: la richiesta di aumentare per le isole il limite di 150 km dei confini marittimi per favorire i progetti di cooperazione, l’inserimento di nuovi criteri territoriali per la programmazione dopo il 2020 e un’azione Isola 2020 da inserire già nell’imminente programmazione.
“L’abilità delle isole – si legge nel testo del Cpmr – di perseguire azioni di cooperazione territoriale sarebbero seriamente penalizzate imponendo il limite di 150 km ai confini marittimi. I politici isolani chiedono quindi che questa restrizione sia aumentata. Si vuole inoltre che la Commissione europea intervenga per lanciare un processo di riflessione e negoziazione sui criteri territoriali che siano applicati alle programmazioni dopo il 2020. Questi criteri possono essere già essere introdotti nella revisione intermedia per il periodo di programmazione 2014-2020. In questa prospettiva, una proposta per un’azione preparatoria Isola 2020 (che punti a rendere effettivi gli obiettivi di Europa 2020 nelle isole) sarà sottoposta alla commissione competente del Parlamento europeo per essere inserita nel bilancio del 2014”.