Se fosse redatto, in tale Piano aziendale regionale ci si accorgerebbe subito che vi è un esubero di 8/10 mila dipendenti e di 1.500 dirigenti, nonostante la Regione effettui dei servizi che in altre consorelle sono effettuati dallo Stato.
L’esubero di personale regionale si sommerebbe alle altre 60 mila o più persone inutili alla produzione dei servizi. Il termine inutile non vuole essere una menomazione della dignità delle stesse, ma si riferisce strettamente al nesso con i servizi medesimi.
Per produrre ed erogare un servizio regionale, per esempio, ci vogliono 100 persone e due dirigenti. se in quel servizio ci sono 200 persone e 12 dirigenti risulta evidente che sono inutili 100 dipendenti e 10 dirigenti.
Appurata la quantità di dipendenti e dirigenti inutili, Crocetta avrebbe il problema di cosa farne. Siccome non potrebbe utilizzarli, dovrebbe pensare, anche in questo caso, a una sorta di sussidio o cassa integrazione per dipendenti pubblici, chiedendo anche l’intervento dello Stato che, attraverso l’Inps, dovrebbe finanziare tale cassa integrazione esattamente come fa con i cassintegrati privati.
Non sembri un’idea bizzarra perché essa, invece, è fondata sull’equità fra i cittadini.
Proprio per questo, il presidente della Regione deve fare una scelta, se vogliamo coraggiosa, e venire in giornali e televisioni regionali, per spiegare che non vi è alternativa al dimezzamento dei costi dell’apparato pubblico non produttivo di servizi, per girare le risorse agli investimenti, all’apertura di cantieri per opere pubbliche, all’attrazione di investitori nazionali ed esteri, e di milioni di turisti che, se convogliati giustamente, arriverebbero volentieri.
L’apertura dei cantieri non può essere fatta con un’idea strampalata che rientra nell’assistenzialismo, udita in questi giorni: farsi dare dai Comuni elenchi di piccole opere solo al fine di impiegare giovani e cinquantenni disoccupati.
Il frazionamento delle risorse immesse sul territorio non fa crescita ma dà solo un sussidio minimo ai disoccupati. Non è questa la strada.
Bisogna invece concentrare le risorse su opere strutturali e infrastrutture che servano da cinghie di trasmissione per l’economia rendendo competitiva la Sicilia.