Mario Boselli: “In prima linea per affrontare la crisi”

Sono passati 4 anni dall’ultimo incontro (Qds del 16 maggio 2009) e siamo passati da una crisi a “u”, come Lei ha diverse volte evidenziato, ad una crisi più profonda, dei consumi. Come è cambiato il mercato della moda dopo questa crisi e da dove inizierà la ripresa?
“Se parliamo degli ultimi 4 anni, dobbiamo evidenziare che il peggio è stato il 2009 con una perdita media del 15 per cento che ha determinato un terremoto nella filiera con le aziende più piccole e non aperte all’export che non hanno resistito alla crisi finanziata scatenata dal fallimento della Lehman Brothers nel 2008.
I trend economici hanno evidenziato una ripresa nel 2010 e nel 2011 ma con la nuova crisi finanziaria dell’estate 2012 i dati consuntivi  hanno rilevato un calo del fatturato del -5,4 per cento rispetto al 2011, con un valore di poco superiore ai 60.300 milioni di euro che ci hanno riportato ai valori del 2010. Il settore ha resistito meglio in quanto già si era destrutturato e, la tenuta dei mercati emergenti, ha permesso un saldo attivo della bilancia commerciale che è salita da 14 ad oltre 17 milioni di euro. Per il 2013 si prevede un calo come quello del 2012 e la ripresa che era attesa per il secondo semestre dell’anno slitterà al 2014 a causa della generale incertezza politica ed economica.
Nel cambiamento in atto nel mercato della moda, sicuramente bisogna evidenziare che va bene l’alto di gamma e le grandi aziende che esportano 2/3 o 4/5 mentre vanno male le aziende piccole-medie che non hanno accesso all’export lontano e non riescono a compensare.
Questo per quanto riguarda l’analisi qualitativa, mentre per quella quantitativa, le grandi strutture specializzate continuano ad andare bene e le donne si sono abituate a mixare una borsa firmata con abbigliamento di H&M o Zara”.
Prossimi progetti sulla “Governance” del sistema moda: quali opportunità e quali rischi? Come cambierà Cnmi?
“In aprile l’Assemblea ordinaria dei Soci Cnmi ha, dopo 55 anni di storia, certificato un epocale cambiamento nella vita della Camera nazionale della moda italiana. I grandi stilisti si sono resi conto della grande diversità di budget disponibile tra il nostro organo e quello equivalente inglese che dispone di un budget di 10 milioni di euro contro 1,5 milioni della Cnmi ed ha un organico di 45 persone contro le nostre 12.
Il pre-progetto di rinnovamento dell’Associazione è stato coralmente condiviso dall’Assemblea.
I contenuti  principali: diretto coinvolgimento dei protagonisti del mondo della moda; la nuova governance che prevede l’inserimento di figure imprenditoriali di primo piano; il cambiamento dello Statuto dell’associazione anche al fine di consentire l’inserimento di un amministratore delegato.
La nuova mission della Cnmi, dotata di maggiori risorse a disposizione, sarà quella di:
• Consolidare la leadership di Cnmi come istituzione di riferimento della moda italiana
• Promuovere la centralità di Milano e rispondere alla sfida delle principali fashion week (New York, Londra e Parigi)
• Essere l’interlocutore funzionale del mondo della moda presso istituzioni governative, regionali, cittadine.
Il nuovo Consiglio direttivo è stato confermato nel numero di 17 membri con presenza del capo-azienda dei maggiori gruppi del settore e la mia conferma in qualità di presidente.
Oltre a Bertelli (Prada), vice presidente vicario, fanno parte del Comitato di presidenza come vice presidenti Diego Della Valle, Angela Missoni ed Ermenegildo Zegna. Consiglieri delegati Giovanna Gentile Ferragamo e Stefano Sassi (Valentino). Nel Consiglio direttivo altri “big” come Patrizio Di Marco (Gucci), Luigi Maramotti (Max Mara), Renzo Rosso (Obt), Lavinia Biagiotti, Carlo Capasa (Costume National), Jacopo Etro, Massimo Ferretti, Sergio Loro Piana, Carla Sozzani (Corso Como 10) e Silvia Venturini Fendi”.
La Cnmi è da sempre in prima linea per promuovere le iniziative dei giovani designers, quali le prossime iniziative?
“Da diversi anni siamo impegnati con l’ Incubatore per i più giovani e con Nude (New Upcoming Designers) che è la sfilata che dà l’opportunità di sfilare a giovani stilisti che già producono le loro collezioni.
Next Generation è il concorso rivolto ad under 30 che siano o neodiplomati delle scuole di moda o designer che abbiano appena iniziato a lavorare presso Studi Stilistici italiani. Abbiamo molto apprezzato l’iniziativa di Giorgio Armani di ospitare negli spazi dell’Armani/Teatro le sfilate di alcuni esponenti della nuova generazione di designer italiani, il primo sarà Andrea Pompilio”.
 

 
“Made in” obbligatorio sui capi extracomunitari
 
Il “Manifesto della sostenibilità” è oggi una realtà, come e in cosa ritiene si dovrebbe concretizzare nei prossimi anni?
“È inutile negare che dopo l’ultima tragedia dell’incendio di Dacca in Bangladesh bisognerebbe focalizzare maggiormente l’attenzione sulla sostenibilità umana e garantire il “made in” obbligatorio sulla provenienza extra comunitarie dei componenti per evitare che venga fatto solo l’assemblaggio in Italia. è un atto di rispetto e trasparenza verso il consumatore che già esiste in Cina come in America ma non in Europa. Certe esasperazioni con costi bassi le paghi con costi umani elevatissimi, bisogna indignarsi e intraprendere iniziative forti come quelle fatte a suo tempo per il metanolo nel vino per affermare e creare un posizionamento ben preciso anche attraverso la Responsabilità sociale d’impresa (Rsi) che è la disciplina che studia la capacità delle aziende di svolgere il loro business tutelando contemporaneamente gli interessi degli azionisti e del contesto sociale ed ambientale.
Il Manifesto è stato approvato dal Consiglio direttivo di Cnmi del 13 giugno 2012 ed è stato condiviso da Tutti i nostri Soci, tra i quali le grandi Maison che sfilano nel calendario di Milano Moda Donna e da Sistema Moda Italia che insieme a Camera della Moda rappresenta tutta la filiera del tessile moda. Il Manifesto riguarda tutta la catena del valore della Filiera e si sviluppa in 10 punti, dal design e progettazione alla scelta delle materie prime. Dai processi produttivi – con una attenzione particolare – alla valorizzazione del nostro territorio, all’innovazione. Dalla distribuzione ed il marketing fino all’etica di impresa. E per finire la comunicazione e l’educazione all’interno del settore e nei confronti del consumatore.
 


Verifiche continue contro l’usurpazione dei marchi

Concludiamo con il recente viaggio in Cina. Mario Boselli è il primo italiano ad ottenere il certificato di “membro esperto della China general chamber of commerce”…
“Sono stato invitato per la quarta edizione della China retailers convention ed ho ricevuto questo importante riconoscimento da parte della China general chamber of commerce. Sono davvero onorato e grato per l’aver ricevuto un riconoscimento di tale importanza.
La Cina è un mercato importantissimo per le nostre imprese e le azioni intraprese sono atte a favorire la penetrazione di tali aziende, in particolare quelle medio-piccole, su questo mercato, sempre avendo come obiettivo quello di salvaguardare e valorizzare l’eccellenza del Made in Italy.
L’occasione è stata ottima per trattare il tema del “International brand development strategy in China” e porre il problema dell’usurpazione dei marchi. Ho consegnato alla signora Zaho, Responsabile della Cbcsbpc, il duplice dossier relativo ai marchi usurpati delle aziende associate alla Cnmi e all’Assocalzaturifici (Dsquared2, Gilda, Costume National), diffidando i presenti ad ospitare marchi che non siano quelli utilizzati dai legittimi proprietari e dichiarando la disponibilità della Cnmi ad effettuare le verifiche del caso in uno spirito di fattiva collaborazione.

Qual è il ruolo principale della Camera di Commercio generale?

“La Camera di Commercio generale Cinese è un’organizzazione governativa e ha la missione di costruire un ponte tra il governo e le imprese private. In tale occasione è stata comunicata la composizione della commissione, prevista nell’ambito del memorandum d’intesa con la China business coalition shopping center professional committee, per poter subito iniziare il lavoro di penetrazione della Pmi italiane in Cina”.