SIRACUSA- L’Area marina protetta del Plemmirio si sviluppa su un perimetro di 15 chilometri di costa lungo la parte orientale della penisola Maddalena. Il sito dell’Area marina protetta “Plemmirio” copre un’area pari a circa 2.500 mq di mare lungo la costa della Penisola della Maddalena che si estende pochi chilometri a Sud della città di Siracusa con direzione Nnw-Sse da capo Castelluccio a Capo Murro di Porco, cioè da Punta della Mola a Punta Milocca.
L’Area si affaccia su un territorio che da un punto di vista naturalistico rappresenta un’oasi in quanto Sito di importanza comunitaria (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps). La notevole diversità di habitat che caratterizza l’area in questione crea a sua volta le premesse per l’insediamento di un ricco patrimonio biologico, oggi tutelato attraverso l’istituzione dell’Amp. Flora e fauna che popola questo ricco mare di Siracusa forma un ambiente paragonabile per bellezza ai paesaggi tropicali.
Nonostante la consapevolezza della bellezza incomparabile di queste zone, esse hanno subito delle vere e proprie devastazioni, probabilmente dovute oltre al mancato senso civico da parte dei cittadini, alla mancanza di regolamenti e norme che ponessero limiti “a uno sviluppo edilizio concepito sotto forma di insediamenti invasivi, privi di piani che ne rendessero razionale un inserimento oculato nell’ambiente, a detrimento anche della qualità della vita di chi, turista o residente, qui abita o trascorre le vacanze”.
Enzo Incontro, direttore uscente dell’Amp-Plemmirio, descrive così la condizione del Plemmirio, oggi Area marina protetta: “I nostri intenti e programmi si aprono all’apertura del concetto di ‘mare da vivere’ anche per coloro che tradizionalmente, e ingiustamente, sono rimasti per troppo tempo esclusi. Un mondo da scoprire anche per i bambini, i disabili, gli anziani, facilitando l’approccio, il contatto, il coinvolgimento nel meraviglioso ambiente naturale subacqueo in uno spirito costruttivo di conoscenza e rispetto della vita”.
I luoghi del Plemmirio sono popolati da una fauna e da una flora, al cui confronto quella terrestre sembra quanto mai misera, eppure sono luoghi offesi.
“Il Plemmirio – spiega il direttore – ha pagato pesantemente il prezzo dell’inconsapevolezza comune relativa alla sua grandezza e importanza in termini di vantaggi, dovuti alle sue peculiarità naturalistiche, resi alle comunità umane che nei suoi pressi hanno trovato spazio vitale da millenni. Il degrado, come in ogni circostanza, è la conseguenza della mancanza d’amore per la propria terra, per la propria storia, origini, di una buona percentuale della popolazione siracusana, inclusi, ovviamente, coloro che hanno amministrato in questi ultimi decenni. Non credo sia una questione di fondi: nei decenni trascorsi sono sempre arrivati, ma o non sono stati utilizzati, e quindi restituiti, oppure sono stati usati male e con la solita logica clientelare, non finalizzata all’interesse pubblico, ma a quello elettorale. Questo ha portato un territorio di rara bellezza e con una storia unica nel Mediterraneo a essere aggredito da un abusivismo scellerato d’elite e un abbandono a se stesso della serie ‘tanto peggio tanto meglio’”.
“Poiché l’interesse di pochi ha prevalso su quello di tutti, incluso il diritto dell’ambiente e dell’ecosistema a conservarsi e a vivere, – conclude Incontro – ho preferito rassegnare le dimissioni dal mio incarico. Decisione sofferta, ma obbligata a causa dell’evoluzione negativa che in questi ultimi due anni ha subito l’intero sistema nazionale della protezione del mare che fa capo alle politiche che regolano le Amp e che ha portato ad una drastica riduzione delle risorse destinate agli obiettivi di gestione”.
“Fatto il possibile per stimolare gli Enti locali: è stato inutile”
SIRACUSA – Enzo Incontro lascia, dunque, la direzione dell’Area protetta del Plemmirio, con la consapevolezza di aver cercato di salvare il salvabile.
“Da parte nostra – dichiara Incontro – abbiamo cercato di fare tutto il possibile, anche a volte andando oltre il nostro mandato, intervenendo dove non dovevamo, riqualificando degli accessi a mare, rendendoli fruibili e accessibili a tutti, al fine di ripartire gli impatti antropici e le pressioni generate dalle fruizioni, in più aree, distribuendo i carichi con equilibrio e criterio. Insomma, abbiamo ‘aiutato’ le amministrazioni locali laddove loro avrebbero dovuto, per innescare un percorso virtuoso che poi alla fine si è rivelato fine a se stesso, nel senso che non ha avuto un seguito da parte degli enti locali preposti allo scopo”.
“Quello che abbiamo chiesto – continua l’orma ex direttore dell’Area marina protetta – è stato di porre attenzione e protezione al territorio superstite al degrado del passato e la risposta è stata quella di progettare e incentivare o ignorare delle incombenti speculazioni che andrebbero letteralmente a dare il classico colpo di grazia a quello che resta di tanta rara bellezza, continuamente oltraggiata. Del resto, si registra un’indolenza e superficialità da parte dei cittadini che vivono o frequentano quell’area, che al di là di qualche sporadico gesto di indignazione, culturalmente non intendono modificare pessime abitudini e un consolidata maleducazione. Predichiamo in un deserto, reso ancora più arido da assenza di prospettive e programmazioni”.