In qualche caso, si è verificata una coabitazione fra i due schieramenti, in quanto il presidente apparteneva a uno e la maggioranza parlamentare all’altro. Ciononostante, la Francia è rimasta governabile.
Il Paese transalpino ha anche un altro punto di forza: la sua burocrazia, i cui dirigenti provengono dall’Ena (École nationale d’administration) che ha sempre mantenuto una sorta di indipendenza dal potere politico.
Poi non bisogna dimenticare che la Francia è Stato da oltre cinquecento anni e che la popolazione francese può contare su un forte senso dell’appartenenza.
Perché descriviamo la situazione istituzionale del Paese confinante? Perché è un modello che funziona.
Sono passati 55 anni per fare capire alla nostra classe politica la necessità di studiarlo e proporre la profonda riforma costituzionale, che l’attuale strana maggioranza si accinge a varare, in una strada che non dovrebbe durare, così come ha affermato l’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta, più di diciotto mesi.
La verità è che l’attuale classe politica e quella burocratica non vogliono rinunciare ai privilegi. Non si capisce perché un parlamentare, che incassa già uno stipendio di circa 20 mila euro al mese, oltre ad avere molti benefit, debba ricevere un’indennità supplementare perché fa parte di commissioni o è presidente, vice presidente, questore o segretario di una Camera, perché debba ricevere rimborsi spese generici e non a piè di lista, rigorosamente documentati, e via enumerando.
Se non si eliminano queste spese inutili, se non si eliminano questi privilegi baronali, la gente non capirà che la cattiva gestione è finita e quindi protesterà non andando a votare. Tutto ciò non è disinteresse, né antipolitica, ma una forma di disgusto e rabbia nei confronti di chi dimentica sovente che è il popolo a dare l’incarico e non questo o quel burattinaio di turno.
Su 730 miliardi di spesa pubblica, la Commissione insediata dallo scorso governo aveva individuato tagli per quasi 100 miliardi, ma né il governo Monti, né quello attuale sono stati in condizione di tagliare cifre sensibili. E senza tagli non ci sono risorse per la crescita.