Sicilia, tasso di infedeltà fiscale tra i più alti d’Italia: 34,2%

PALERMO – L’evasione fiscale è un fenomeno vasto e radicato, di difficile “misurazione” e che, con la crisi economica, è cresciuto a dismisura, perfezionando talvolta in maniera quasi sorprendente i suoi subdoli meccanismi di elusione dei controlli e della cosiddetta tracciabilità.
 
L’evasione fiscale in Italia è stata stimata in 120-150 miliardi annui (mille miliardi, addirittura, quando si fa riferimento a tutti i paesi dell’Ue): questo dato è stato riportato più volte ed è ormai ben noto a tutti. Quello che sicuramente non tutti sanno, però, è che anche sul fronte evasione fiscale, esiste un Nord e un Sud: nello stesso momento in cui il Parlamento discute le strategie per rafforzare l’impegno rivolto al contrasto all’evasione, il Centro Studi Sintesi ha misurato il “tasso di infedeltà fiscale” (anno d’imposta 2011) sulla base dei dati del Dipartimento delle Finanze (Mef) e dell’Istat: ovvero la misura della mancata partecipazione alla contribuzione Irpef.
 
Quella che è venuta fuori è, ancora una volta, l’immagine di un’Italia divisa in due: al Nord le regine della legalità (Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia), con un tasso di infedeltà irrisorio (13%); al Sud, invece, il regno dei potenziali furbetti (maglia nera alla Calabria con il 38,4%, a seguire ex aequo Sicilia e Campania con il 34,2%). Percentuali di una certa rilevanza si riscontrano anche in Basilicata (31%), Molise (29,7%) e Puglia (28,9%). Attenzione però, a non cadere in errori grossolani legati ad una idealizzazione del Nord e ad una consequenziale demonizzazione del Sud: le percentuali diffuse dal Centro Studi Sintesi si riferiscono a chi denuncia un reddito Irpef, ma non è detto che chi faccia la dichiarazione dei redditi non ne nasconda una parte cospicua. Del resto, l’identikit dell’evasore è assai difficile da tracciare.
 
L’idraulico, l’avvocato, l’imprenditore e persino il comune cittadino: le vie dell’evasione sono infinite, soprattutto in un paese come il nostro dove, aggirare controlli e fare i furbetti, più che come un mestiere si configura come una vera e propria arte. Non a caso, l’indagine condotta dal Centro Studi Sintesi, ha permesso di accertare che a livello nazionale i potenziali evasori totali sono 8 milioni, circa il 20% del totale. Torniamo alla nostra regione.
 
Le stime per tasso di infedeltà sociale per provincia vedono ancora una volta la Sicilia protagonista in negativo: nella classifica delle dieci più infedeli, vi sono ben quattro province siciliane: Agrigento seconda con il 41% (103.458 i contribuenti “mancanti”); Enna al quarto posto con il 38,5% (37.510 contribuenti mancanti); a seguire Caltanissetta con il 37,8%; Catania decima con un tasso del 35,3% (e ben 216.634 contribuenti che mancano all’appello). Questi dati si pongono in contrasto stridente rispetto a quelli delle prime cinque province con il minor tasso di evasione potenziale (prima fra tutte Trieste, 85).
 
Secondo i dati diffusi dal Comando regionale della Guardia di Finanza, nella nostra Isola l’evasione fiscale accertata nel 2012 è stata pari a 1,4 miliardi di euro: di certo la punta dell’iceberg, una cifra che la dice lunga sul fatto che siano quanto mai necessarie strategie volte alla diffusione di una cultura tributaria, mettendo da parte i tradizionali metodi repressivi e coercitivi che non hanno sortito gli effetti sperati. In soldoni, mediante la cosiddetta tax compliance, è fondamentale orientare il cittadino all’adesione spontanea, alla consapevolezza che il pagamento dei tributi costituisce prima di tutto un atto di civiltà.