ROMA – Il Parlamento italiano ha avuto bisogno di due anni per ratificare la convenzione di Istanbul, il testo che si propone di “proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica”. Alla fine, il 19 giugno è arrivata l’approvazione del Senato, dopo quella della Camera, e quindi anche l’Italia ha recepito quest’importante strumento nella lotta alla violenza di genere.
Si tratta di 81 articoli che si basano sugli obiettivi delle “quattro P”: prevenzione, protezione e aiuto alle vittime, procedimento contro i colpevoli e politiche integrate. Secondo la convenzione, gli Stati devono istituire “uno o più organismi ufficiali responsabili del coordinamento, dell’attuazione, del monitoraggio e della valutazione delle politiche e delle misure destinate a prevenire e contrastare ogni forma di violenza”.
Sottolineato a più livelli è l’impegno da mettere in campo per la promozione dei “cambiamenti nei comportamenti socioculturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini”. Ed è per questo che, nei pareri della commissione Cultura del Senato, “si rimarca l’importanza dell’educazione di genere” e “si reputa fondamentale la formazione degli insegnanti e degli operatori”, oltre a reputare “necessario adottare idonee iniziative volte a contrastare l’abuso del corpo femminile, da un lato, e a dedicare maggiore attenzione all’uso del linguaggio, dall’altro”.
Altri punti forti sono la ricerca della “cooperazione efficace tra tutti gli organismi” per tutelare le vittime e anche i testimoni della violenza, e la lotta a matrimoni forzati, mutilazioni genitali, aborti forzati, molestie e reati “d’onore”. Ora andranno trovate anche delle risorse per l’applicazione pratica.
La convenzione è stata firmata da 29 Stati l’11 maggio 2011 e redatta dal Consiglio d’Europa, l’organo che dà linee guida a livello europeo in materia di diritti umani, ma ancora sono in pochi ad averla davvero ratificata, e quindi resa vincolante per la propria legislazione. L’Italia, per una volta, è ora all’avanguardia, anche grazie alle larghe intese: “L’impegno corale e unitario delle forze politiche – ha spiegato il ministro degli Esteri, Emma Bonino – è un segnale di alto valore e significato per la sempre maggiore affermazione dei diritti della donna nella società”.