La spesa delle famiglie per beni durevoli si è ridotta del 13,7 per cento. Dal turismo arrivano note dolenti perché non vengono incrementati i pernottamenti che di un microscopico 1,4 per cento. Ma la Sicilia presenta un deficit di presenze turistiche enorme, se solo rapportato alla Catalogna, a Malta e perfino alla Tunisia che, nonostante la traballante situazione politica, ha incrementato il numero di pernottamenti.
In Sicilia sono attivi due incubatori di impresa che dovrebbero far nascere nuove aziende (startup). Sono ambedue pubblici, Arca, a Palermo e Sviluppo Italia Sicilia, a Catania. Hanno una buona funzione di stimolo e assistenza a chi vuole fare nuova impresa, ma l’attività è così piccola che non ha riflessi quantitativamente sensibili nell’economia regionale.
E veniamo alla spesa pubblica. Quella corrente rappresenta l’85 per cento del totale, ma quella più importante, cioè destinata agli investimenti, è diminuita dell’8 per cento, mentre istituzioni propulsive dovrebbero fortemente incrementare la spesa per investimenti e ridurre fortemente quella corrente.
Il debito delle amministrazioni locali siciliane, alla fine del 2012, era di 7,6 miliardi di euro, costituito in larga parte da finanziamenti ricevuti da banche italiane e dalla Cassa depositi e prestiti. Ma il buco della Regione, non in senso stretto, supera i 21 miliardi, come pubblicato dal QdS il 6 luglio scorso: 18,6 miliardi di debiti, cui vanno aggiunti 3,6 miliardi di crediti tributari inesigibili, come ha certificato la Corte dei Conti il 28 giugno 2013, nella relazione al rendiconto 2012 della Regione.
I dati sintetici che abbiamo riportato non lasciano spazio a congetture e neanche a blablalogia.Sono una chiara ed inequivocabile condanna, senza appello, della classe politica e burocratica che ha badato solo agli affari propri dimenticando quelli dei siciliani.
Purtroppo, otto mesi di governo Crocetta non hanno cambiato di una virgola lo stato dei fatti. Ci dispiace per i nostri conterranei, non per Crocetta. I quali conterranei sono indignati, arrabbiati, ma silenziosi.Vorremmo ricevere molte più mail di protesta di quelle che riceviamo, vorremmo che si riunissero presso le associazioni dei consumatori per manifestare rabbia e indignazione, con uova e mele marce.