PALERMO – O con noi o contro di noi. Per quanto l’espulsione non c’è stata, sembra chiaro il messaggio che la Direzione nazionale del Pd ha indirizzato al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, “reo” secondo i democrats di tenere un atteggiamento ambiguo. Il documento varato dal vertice romano sentenzia: “Sono escluse dalla registrazione nell’anagrafe degli iscritti e nell’albo degli elettori del Pd le persone appartenenti ad altri movimenti politici o iscritte ad altri partiti politici o aderenti a gruppi consiliari diversi da quello del Partito democratico”.
Porte chiuse, dunque, all’operazione Crocetta di crearsi una struttura parallela, magari per meglio competere all’interno del Pd? Non è detto. È vero che il governatore isolano si è spinto troppo oltre, laddove nemmeno Matteo Renzi ha mai osato, ma l’impressione è che la partita sia tutt’altro che chiusa. Tanto che l’ex sindaco di Gela è ripartito subito con la sua vecchia-nuova strategia: “Il Megafano è un’idea”. Un ritornello su cui anche i suoi più stretti collaboratori stanno puntando.
Ce l’ha ripetuto ieri, nel corso di un incontro a Catania, l’assessore regionale alla Formazione, Nelli Scilabra. “Non è stato un aut aut – dichiara al QdS Scilabra – il documento del Pd è chiaro: come abbiamo detto più volte il Megafono è un’idea, non un partito. Le idee non si possono distruggere”.
Certo è che qualcosa dovrà essere rivisto, specie alla luce di quanto ha mostrato su Facebook l’ex deputato nazionale del Pd, Tonino Russo, e cioè tanto di modulo di iscrizione alla suddetta “Idea”, con annesso conto bancario a cui versare le quote. Anche le idee hanno un prezzo.
“Chi è Tonino Russo? – si chiede la Scilabra – Non ho letto queste dichiarazioni”. E giù di nuovo: “Il Megafono è un’idea e le idee non si distruggono. Vedremo quello che vogliono i cittadini. Io e il presidente Crocetta siamo due esponenti del Partito democratico. Io, poi, sono nel Pd da sempre e faccio pure parte della Direzione regionale. Penso che nulla cozza con il Megafono”.
A ribadire che di mollare la sua “creatura” – quella che ha permesso al Pd di vincere alle ultime amministrative e di evitare che la barca democratica affondasse sotto i colpi degli scandali nella Formazione – non ne ha alcuna intenzione, è lo stesso presidente della Sicilia. Che rimette ad Epifani, il traghettatore della segreteria nazionale del Pd, la scelta definitiva: o in questo modo oppure ognuno per la sua strada, ma il Megafono non si scioglie. Ed è così che Crocetta, con una delle sue solite piroette, rispedisce al mittente l’aut aut.