I soldi ci sono manca la fiducia

Secondo il rapporto della Banca d’Italia, il risparmio al 31 dicembre 2012 era superiore a quello di un anno prima. Ciò significa che la gente non spende per consumi e per investimenti (acquisto e ristrutturazione di immobili) e altri, perché ha paura del futuro.
Così, la ruota dell’economia ha rallentato parecchio, i soldi sono rimasti nei forzieri delle banche, le imprese non lavorano, molte di esse si sono cancellate dagli albi camerali, la disoccupazione è aumentata moltissimo nel Sud, poco nel Nord.
Occorre che la fiducia ritorni. Ma perché questo accada è indispensabile che la macchina pubblica ai tre livelli, statale, regionale e locale, si metta in moto proficuamente  e, d’altro canto, si proceda a un taglio chirurgico di tutta la spesa improduttiva che assorbe risorse senza generare ricchezza e occupazione.
E’ noto il principio economico secondo il quale la spesa pubblica deve generare utilità pubblica.

Ma, vorremmo chiedere a lor signori, quale utilità pubblica generano i maxi-stipendi di deputati, senatori, dirigenti e dipendenti pubblici (che lavorano 36 ore settimanali anziché 40), acquisti di beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche a prezzi superiori a quelli di mercato (il che nasconde la corruzione), appalti di opere pubbliche con cemento depotenziato e a prezzi superiori a quelli della media europea? Un elenco che potrebbe continuare a lungo.
Il danno che fanno i dirigenti pubblici nel dire sempre di no a tutto e a tutti, che si appigliano alla parola di un comma, che non capiscono come siano privilegiati dal momento che percepiscono regolarmente il loro stipendio il 27 di ogni mese, accreditato automaticamente sui loro conti bancari, mentre i dipendenti delle imprese private hanno ritardi di mesi e qualche volta perdono del tutto gli stipendi.
Si tratta di una vistosa iniquità, perché tutti i cittadini sono uguali e, per conseguenza, lo stipendio dovrebbe essere percepito lo stesso giorno sia dai dipendenti pubblici che da quelli privati.
La macchina economica dev’essere rimessa in movimento, perciò occorrono provvedimenti che stimolino la spesa.
 

Uno di questi ha riguardato il credito d’imposta per le ristrutturazioni degli immobili dei privati, esteso alle opere antisismiche e all’acquisto di elettrodomestici e mobili, fino al 65 per cento. Non c’è stato il tempo per verificarne gli effetti, ma essi nei prossimi mesi si vedranno.
Altro modo per fare smuovere l’economia è l’attivazione dei cantieri di opere pubbliche di interesse nazionale, ma anche decine di migliaia di opere pubbliche comunali e regionali. Proprio le regioni del Sud sono quelle che hanno più disponibilità di risorse finanziarie, avendo a disposizione i fondi strutturali europei. La Sicilia, per esempio, potrebbe spendere ancora 13 mld di euro del Po 2007/2013.
Altro modo per attivare i processi di produzione di ricchezza riguarda l’attrazione di turisti da tutto il mondo, facendo diventare il brand Italia più appetibile, e in parte lo è già, ma inserito in un sistema sinergico che colleghi beni culturali, ambientali e paesaggistici con l’attività di ricevimento.

E’ comune opinione che, nel 2013, la curva della recessione abbia raggiunto il punto più basso. Ne consegue che per fine anno e dal 2014 in avanti, il Pil non potrà che crescere, poco se questo Governo farà poco, molto se questo Governo inserisce meccanismi di efficienza.
Dove? Nella macchina burocratica di ogni livello. Se non si semplificano rapidamente le norme e le procedure, se non si tolgono lacci e lacciuoli, se non si aboliscono autorizzazioni e concessioni preventive, potenziando fortemente i controlli successivi, se non si responsabilizzano i dirigenti e i dipendenti, che devono evadere i servizi richiesti da cittadini e imprese, qualunque provvedimento legislativo resterà sulla carta e la ripresa si allontanerà verso il secondo semestre del 2014.
Ma il Paese non è uguale. Le otto regioni del Nord stanno di gran lunga meglio delle otto regioni del Sud. Qui occorre tagliare clientelismo e favoritismo e innestare un processo virtuoso che sblocchi una volta per tutte la macchina economica inceppata.