Evagrio Pontico (345 – 399) fu il primo teologo che elencò i sette vizi capitali. Era un monaco e scriveva che l’accidia, se deprime ed è una virtù dei nullafacenti, d’altro canto muove il fondo di ognuno di noi alla riflessione su quello che ci sia da fare. Il che stimola a muoversi, che è l’opposto della pigrizia. Nei conventi i priori non volevano che i monaci fossero tentati e così imponevano l’istituzionalizzazione dell’accidia, cioè la contemplazione.
L’ozio, poi, si dice sia il padre dei vizi, ma bisogna distinguere quello negativo da quello positivo. Chi non fa nulla per vivere pienamente è sicuramente da deprecare, ma chi lavora molto, intensamente e bene, è aiutato dall’ozio creativo, cioè quella fase in cui, non facendo niente apparentemente, tuttavia il pensiero in folle fa galleggiare idee e riflessioni.
Vi sono persone sessualmente attratte dagli alberi. Lo sapevate? Si chiama dendrofilia, una particolarissima forma di lussuria, la quale fa aumentare la pressione e la circolazione sanguigna ed il funzionamento del cervello. Il tutto, ben inteso cum grano salis. Il sesto comandamento: non fornicare appare contrario alla natura degli uomini. Se il Padre li ha creati così non potrebbe vietargli ciò per cui sono stati plasmati.
L’ira, non violenta è un’emozione più positiva che negativa, se fa uscire fuori la rabbia per vere ingiustizie patite e fa agire da persone civili contro chi commette tali ingiustizie. Se un difetto ha il popolo italiano, è quello di non manifestare, ripetiamo civilmente, la propria ira e la propria rabbia nei confronti di chi, indegnamente, è stato mandato a gestire le istituzioni e di chi gestisce, altrettanto indegnamente, il sistema burocratico di qualunque livello.
L’importante è che chi prova rabbia non perda il controllo e abbia sempre rispetto per i propri interlocutori con cui non va d’accordo.
L’invidia può essere maligna o benigna. Quella maligna si confonde con la gelosia, ma non è la stessa cosa. Riguarda un confronto negativo con chi ha più di noi. L’invidia benigna, invece, stimola l’emulazione e spinge a fare di più e meglio, si intende sempre nel versante del bene. In queste brevi riflessioni non prendiamo in esame il versante del male.
Beati gli invidiosi, perché saranno più intelligenti e creativi. Non i gelosi perché hanno un comportamento fine a sé stesso che non produce niente di positivo. Invidiare qualcuno si può a condizione di volerlo eguagliare.