Proprio a questo serve la politica alta: decidere e agire, per ristabilire equità tra i cittadini. Non c’è sicuramente equità quando una parte di essi continua a vivere e prosperare alle spalle dei contribuenti.
Non sentiamo quasi da nessuno che c’è bisogno di politica alta. Chi lo dicesse dovrebbe essere conseguente: abbandonare i propri privilegi o quelli di amici, parenti e consorterie varie. I giornalisti che gestiscono gli spazi radio-televisivi non sempre pongono questioni precise ed ineludibili, quale, appunto, l’abbattimento dei privilegi.
Nella Pubblica amministrazione la questione morale dovrebbe essere al primo punto dell’ordine del giorno. Essa si può sintetizzare con una frase semplice e lapidaria: spendere quello che serve per produrre servizi efficienti, non un euro in più. La responsabilità di questo comportamento va affidata ai dirigenti dei dipartimenti e, ancor più, ai responsabili istituzionali di vertice di Stato, Regioni e Comuni.
Ma c’è un altro soggetto importantissimo nel panorama della Comunità ed è il Corpo dei cittadini.
Ecco a cosa serve la politica alta: tagliare i privilegi, consentire a tutti i cittadini di competere ad armi pari, in modo che possano prevalere i talenti, quelli più bravi perché più preparati, quelli che s’impegnano, che sono disposti a fare sacrifici, che si sentono parte di una squadra.
Siccome tutte le persone umane sono dotate di media intelligenza, nessuno viene escluso dalla competizione, ma gl’infingardi, i nullafacenti, coloro che non hanno voglia di lavorare devono essere emarginati.
In altre parole, bisogna dividere il grano dal loglio. Ecco a cosa serve la politica alta: decidere e agire per il meglio, nell’esclusivo interesse generale.
Ma voi, cari lettori, identificate nell’attuale classe politica soggetti di questa pasta? Sì, ce ne sono, ma non costituiscono la maggioranza. E allora la palla passa ai cittadini, che devono indicare, senza indugi, tutti gli eletti non meritevoli di fiducia. Come? Scrivendo ai quotidiani e alle televisioni, associandosi, creando dibattiti e così via.
Insomma, i cittadini facciano finalmente i cittadini.