La crisi fa fuori i dipendenti di banca

PALERMO – La crisi economica continua a mietere vittime. La disoccupazione dilaga senza guardare in faccia nessuno, senza risparmiare alcun settore produttivo. Sono in molti ad aspettarsi che sia il mercato stesso a superare la drammatica fase di empasse che sta vivendo e a restituirci spiragli di luce, di ripresa, ma in un mercato ormai saturo su tutti i fronti, ogni barlume di speranza sembra affievolirsi sempre di più.
La rivoluzione digitale ha svolto sicuramente un ruolo di primo piano nel far emergere forti criticità in ambito lavorativo. Da un lato ha dato un impulso significativo allo sviluppo tecnologico, economico e produttivo in generale, dall’altro, però, ha inferto il colpo di grazia definitivo, soprattutto ad alcuni settori, rendendo la presenza umana non più “indispensabile”, quanto piuttosto “accessoria” se non addirittura inutile.
È così che, non senza stupore, si scopre che l’occupazione vacilla pesantemente persino in una delle più emblematiche “roccaforti” del posto fisso: la banca.
In verità, già il rapporto pubblicato da Bankitalia lo scorso mese di giugno (dal titolo “L’economia in Sicilia), aveva portato alla luce dinamiche che lasciavano presagire un’imminente crisi occupazionale nel settore bancario.
Nel documento spicca innanzitutto la contrazione del numero degli sportelli, che sono passati da 1.739 del 2011 ai 1.707 del 2012, comportando un calo di 3 unità del numero dei comuni serviti dalla rete distributiva delle banche (330 alla fine del 2012). Sono aumentati di appena un’unità, invece, solo gli sportelli di banche con sede in Sicilia, passati da 510 a 511).
Il bollettino Statistico di Bankitalia aggiornato al primo trimestre 2013, ha fotografato un ulteriore calo del numero totale degli sportelli, scesi a 1.692.
Complessivamente, nel 2012 è rimasto costante, invece, il numero delle banche con sede nell’Isola: 34, mentre è sceso il numero delle banche presenti sul territorio solo con propri sportelli (dai 67 del 2011 ai 66 del 2012).
Si tratta di numeri irrisori, di non particolare rilevanza, tuttavia non si può negare il fatto che sono in corso profonde trasformazioni e che, accanto alle conseguenze occupazionali determinate da una crisi senza precedenti, è sicuramente il modo di “fare banca” che è cambiato.
Abbiamo assistito negli ultimi tempi ad una diffusione capillare di servizi on line: sono molti i clienti che, per questioni di tempo e praticità, ormai prediligono internet per le operazioni bancarie, avvantaggiati ed incoraggiati tra l’altro dalle stesse banche che offrono servizi sempre più sicuri e diversificati.
Senza contare che, come ha ammesso l’Abi (l’Associazione bancaria italiana) qualche giorno fa, lo stesso in cui ha disdetto il contratto nazionale: “Le banche si trovano a dover gestire addetti in eccedenza”.
Sottolineata la necessità, da parte dell’Associazione, di una certa flessibilità sia sul fronte degli orari sia su quello delle forme di lavoro, i sindacati hanno risposto chiedendo la riduzione dei super compensi dei manager ed annunciando uno sciopero per il prossimo 31 ottobre.