Catania – Una città a… “movida limitata”, i pub del centro contro il sindaco

CATANIA – Fino al 20 per cento in meno di clienti rispetto agli anni passati solo nei mesi di luglio e agosto, fino al 50 per cento di incasso in meno e, soprattutto, il 60 per cento di lavoratori licenziati. I numeri da bollettino di guerra, sono quelli denunciati dai gestori dei cinquanta pub del centro storico di Catania aderenti al Cocels (Comitato centro locali serali) che hanno fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza del Sindaco Stancanelli che, dal 3 luglio scorso, impedisce ogni tipo di intrattenimento musicale.
 
L’ordinanza 160 del 3 luglio 2009, riguardante le attività commerciali che intendono diffondere all’esterno musica, ha, secondo i gestori, di fatto ucciso la movida e il cuore dell’intrattenimento serale catanese, dal momento che, agli articoli 4 e 5 vieta la diffusione della musica all’esterno e obbliga i locali a tenere le porte chiuse, pena sanzioni da 258 euro a 10 mila.
“La musica del centro storico, da vent’anni a questa parte è ciò che caratterizza maggiormente la vita notturna catanese – spiega Antonio Giampiccolo, presidente provinciale della Cidec, la Confederazione italiana degli esercenti commercianti.
Il Sindaco dovrebbe aiutare questi imprenditori a mantenere in vita una forma di intrattenimento che è stato modello per molte città italiane e spiegare perché, senza nessun motivo apparente, abbia invece deciso di tagliare le gambe ad un settore fiorente applicando una ordinanza vessatoria”. Oltre che sui lavoratori, la gestione del centro storico, secondo il Cocels, avrebbe avuto e continuerebbe ad avere gravi ripercussioni sul turismo, di cui tanto si parla ma che continua a stentare nella città etnea.
“Non chiediamo niente di straordinario – spiega il vicepresidente del Cocels Roberto Tudisco – vogliamo che il Sindaco si confronti con noi ed ascolti le ragioni di chi da anni lavora in questo settore che tanto ha dato alla rinascita di una zona prima infrequentabile e che ha attirato turisti da ogni parte. Quando in ballo ci sono posti di lavoro, un settore importante dell’economia cittadina e la valorizzazione della città, non ci si può comportare come un padre padrone che dall’oggi al domani detta regole e commina sanzioni che rischiano di mandare in rovina moltissime aziende”. In attesa della pronuncia del Tar, gli esercenti chiedono un incontro con l’amministrazione che sciolga i nodi stretti di recente sul centro storico; non solo ordinanze sulla diffusione della musica, ma anche ztl, posteggi e pulizia delle strade, per scongiurare un ulteriore calo del volume di affari che li ha già portati a licenziare circa la metà del personale. “Questo è stato il peggior luglio degli ultimi vent’anni –afferma Gino De Vita, titolare di un noto negozio in via Teatro Massimo – questa zona è diventata un far west con gente che viene scippata negli angoli deserti delle strade, la mattina non si può parcheggiare e i nostri clienti non vengono più”.
Una morsa sul centro storico che fa sorgere qualche dubbio sui reali interessi verso la zona: non è la prima volta che, a Catania, si distrugge un quartiere per permettere a qualcuno poi di speculare. È successo a San Berillo vecchio, perché non dovrebbe essere così anche per il centro?
“Il calo delle entrate e i relativi licenziamenti non può lasciarci indifferenti – ha commentato Mario Chisari, assessore comunale al Commercio. Convocherò al più presto i diretti interessati e vedremo di trovare delle possibili soluzioni”.