Riccardo Savona ha dichiarato che recepire semplicemente la legge Monti succitata violava l’Autonomia. Ecco un ulteriore uso dell’Autonomia non per migliorare il tenore di vita dei siciliani, bensì per mantenere i privilegi di quella minima parte che continua ad ingrassare mentre tutti gli altri dimagriscono. Un’autentica vergogna.
L’Assemblea regionale, che costa, nel 2013, 164 mln €, deve tagliare 100 mln € delle proprie spese, in modo che costi quanto il Consiglio regionale della Lombardia, cioè 64 mln €.
Chiediamo ancora al presidente Ardizzone di portare in Consiglio di Presidenza questa richiesta pressante che arriva da tutta la classe dirigente siciliana, e non solo, e proceda a colpi di accetta nella direzione indicata: 64 e non 164 mln € il costo annuale dell’Ars.
Siamo convinti che l’onestà intellettuale del presidente Ardizzone, da me conosciuto da qualche decennio, porrà la questione all’ordine del giorno del Consiglio di Presidenza. Non si tratta di usare i pannicelli caldi e cioè qualche piccolo taglio, ma di adeguarsi al costo delle Regioni virtuose.
Nessuno obbliga nessuno a fare politica. Chi vuole rappresentare gli altri cittadini svolga il proprio lavoro con il cui compenso si sostiene e poi avrà la statura morale per rappresentare gli altri, sapendo che da quell’attività non percepisce alcun compenso.
L’attuale discredito di tutta la classe politica deriva in gran parte dal fatto che questa approfitta della propria posizione per succhiare il sangue ai cittadini, mediante l’utilizzo indebito dei tributi pagati con sacrificio.
L’Italia dei privilegi sta affossando l’Italia dei cittadini. Privilegi, favoritismi e corruzione, annidati nel settore pubblico, affossano sempre di più il Paese e la nostra Sicilia, priva di una guida forte e professionale quale quella di Crocetta non è.
Non abbiamo sentito una sola parola di rimprovero, da parte del presidente della Regione, alla resistenza dei deputati della Commissione, per il taglio della spesa.
La classe dirigente, nel suo insieme, deve intervenire, in supplenza, per costringere questi malnati a tagliarsi i privilegi. Oggi, non domani.