A questo punto, la cosa più ovvia da fare sarebbe quella di cedere la compagnia ad Air France, che è comunque socio di maggioranza relativa con il 25% del capitale, e non continuare in questa pena che costerà altri soldi ai contribuenti. Non si capisce a prima vista quali siano le motivazioni che inducono il presidente del Consiglio a occuparsi della faccenda Alitalia, se non quelle stesse che indussero Berlusconi al primo salvataggio, cioè interessi di parte.
Al viaggiatore non importa se si accomoda in aerei nazionali o esteri, importa che il prezzo del viaggio sia il più basso possibile in relazione alla qualità. Gli importa di poter godere di altri servizi, come accessi prioritari, salette riservate, servizio a bordo ed altro che rendono più confortevole il trasporto aereo nel suo insieme.
Alitalia, cioè Cai (Compagnia aerea italiana) sta andando in fallimento nonostante abbia avuto il monopolio della tratta Linate-Roma, seconda per fatturato. Dopo l’opportuna concorrenza delle Ferrovie con la Tav lamenta di aver perso tale monopolio.
Dobbiamo ricordare, però, che la compagnia è rimasta quasi monopolista sulla tratta Roma-Catania, nella quale pratica prezzi esosi con aerei quasi sempre completi.
Quindi, coprire una perdita, non risolve il problema perché se ne formerà altra. è come tentare di riempire una vasca da bagno che non abbia lo scarico chiuso. In effetti, Alitalia è troppo piccola per avere un punto di equilibrio, come piccolissima era Windjet con i suoi 2,8 mln di passeggeri: infatti è quasi fallita.
A questo punto l’interesse del Paese sarebbe consentire ad Air France di procedere al risanamento mediante assorbimento della compagnia italiana, ma ovviamente sono contrari i sindacati perché vi sarebbe una riduzione di personale e sono contrari tutti quei fornitori che riescono a farcire Alitalia di beni e prodotti spesso a prezzi superiori a quelli di mercato. Senza contare gli sprechi interni dovuti a disorganizzazione e clientelismo.
Ma anche questa volta il governo Letta, di centrosinistra, compirà il misfatto come fece quello di Berlusconi, di centrodestra: insomma un pasticciaccio della via Magliana, sede della società, che ricorda il pasticciaccio della via Merulana, famoso romanzo di Carlo Gadda (Milano, 1893 – Roma, 1973).