L’aspetto peggiore di quanto scriviamo è che corporazioni e categorie hanno le cinghie di trasmissione nel Parlamento, rappresentate da deputati e senatori, i quali, anziché ricordarsi dell’art. 67 della Costituzione, ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato, si ricordano invece dei propri elettori e dei loro interessi particolari.
Così il Parlamento dimentica la sua sovranità, cioè il dovere di legiferare nell’interesse di tutti i cittadini e non di una parte di essi, e agisce in un mare di conflitti d’interesse delle parti rappresentate: un vero abominio.
Se ogni deputato-senatore, quando si appresta a valutare un ddl, avesse la coscienza pulita, si porrebbe con chiarezza la questione se la norma è d’interesse generale o particolare e voterebbe senza esitazione per la prima ipotesi. Ma così non è, prova ne sono le numerose leggi-fotografie approvate ad hoc per questo o quel potentato, con danno sulla generalità dei cittadini.
È chiaro che così non si può andare avanti, perché la grave malattia di cui è affetta l’Italia la farà deperire ancor di più.
Il bravo Giovanni Pitruzzella (venuto al nostro forum del 28 aprile 2012), come presidente dell’Antitrust fa quello che può per lottare contro la posizione dominante di tante corporazioni e categorie. Ma la legge vigente non gli dà armi efficaci per ripristinare la concorrenza anche in settori strategici.
Come, per esempio, quello delle ferrovie, nel quale la stessa holding funge da arbitro (Rete ferroviaria italiana) e da giocatore (Trenitalia). Lo stesso dicasi per la rete telefonica in possesso di Telecom (ora passata agli spagnoli), per la rete del gas, per la rete digitale e così via.
Per non parlare delle potentissime lobby di banche e assicurazioni, all’interno delle quali non vi è effettiva concorrenza, con la conseguenza che i consumatori pagano di più della media europea sia i servizi bancari che quelli assicurativi.
Vi è poi l’altra questione importante della produttività che va scissa in due parti: quella del settore privato si avvicina alla media europea, anche se deve fare ancora parecchia strada; quella del settore pubblico è distante anni luce dalla stessa media europea. Riflettiamoci.